In questi giorni, l’Italia è stata scossa dalla morte di Andrea Papi, il runner di 26 anni ucciso da un orso nei boschi di Caldes, in Trentino. La tragica fine del giovane ha riaperto anche la ferita di Antonio Rabbia, il giovane ingegnere di Ausonia che a fine dicembre del 2022 è stato attaccato da un orso mentre passeggiava in una zona di montagna aperta al pubblico, nella Valle di Comino, nel Lazio. “Non appena ho sentito quanto accaduto a quel povero runner ucciso da un orso in Trentino, sia per me che per la mia famiglia si è riaperta una ferita. Penso continuamente a quanto sono stato fortunato e a quanto sia stato a un passo dalla morte. Una morte orribile”, dice Rabbia.
L’aggressione subita da Rabbia
Lo scorso dicembre, Rabbia si è trovato faccia a faccia con un’orsa che lo ha aggredito, azzannandolo all’addome. L’uomo, che era in compagnia del suo cagnolino, è miracolosamente riuscito a fuggire, nonostante le ferite. È riuscito a scampare al secondo attacco dell’animale perché insieme a lui è rotolato in un dirupo battendo contro un tronco d’albero che ha arrestato la sua corsa, mentre l’orso rotolava alcuni metri più a valle, prima di rialzarsi e tornare verso l’uomo. Rabbia gli ha scagliato contro una pietra mentre il suo cane ringhiava e avanzava: solo a quel punto il plantigrado ha rallentato la sua corsa, consentendo al giovane di allontanarsi di una trentina di metri e mandare un messaggio di addio alla moglie. Cadendo, il giovane si era ferito seriamente ad una caviglia e questo rendeva lenta e difficile la risalita verso il ciglio della strada dove aveva parcheggiato l’auto. Convinto che sarebbe stato raggiunto e ucciso dall’orso, Rabbia ha mandato un messaggio vocale, nel quale chiedeva aiuto e salutava tutti, anche il figlioletto.
Rabbia: “l’habitat degli orsi non può essere ad un passo dalla civiltà”
“Apprendere quanto accaduto ad Andrea Papi, il runner aggredito e ucciso, ha aggravato la mia ferita psicologica in quanto posso immaginare la paura e il terrore provati da quel povero ragazzo“, ammette ora Rabbia. “Non intendo entrare nel merito dei provvedimenti che dovrebbero essere presi in casi come questo – continua l’ingegnere – ma posso dire a gran voce che servono urgentemente degli interventi a tutela delle persone e degli orsi. La mia esperienza è finita diversamente rispetto a quanto accaduto al povero Andrea forse perché sono stato davvero miracolato e a salvarmi è stato il mio cagnolino ‘Biondo’. Quell’orso non avrebbe dovuto essere dove stavo passeggiando, e dove ogni giorno passeggiano tante persone”.
“Per questo è importante che il governo prenda in seria considerazione il fatto che l’habitat di questi animali, cambiato per tutta una serie di motivi, non può e non deve essere a un passo dalla civiltà. Gli orsi, che sono una specie rara e non molto diffusa, devono essere dotati di collari o braccialetti elettronici costantemente collegati alle forze dell’ordine. Se l’allarme scatta, vuol dire che il loro girovagare ha superato dei limiti che possono essere pericolosi per gli esseri umani e anche per loro stessi, come accaduto a Juan Carrito (l’orso marsicano investito e ucciso in gennaio lungo la SS17 all’altezza di Castel di Sangro, ndr). Gli esseri umani non possono difendersi e difficilmente combattere contro esemplari che arrivano a pesare centinaia di chili. Io ancora non riesco a credere di essere vivo”.
“Mi sento di esprimere tutta la mia solidarietà ai familiari di Andrea – conclude – spero che non ci siano mai più episodi analoghi. Perché la mia paura è che possano ripresentarsi. Io sono stato tacciato di essere un bugiardo, addirittura un truffatore perché in questi casi è più facile denigrare che aprire gli occhi e affrontare un problema che, piaccia o meno, è un grande problema, che oltre che a mettere a repentaglio vite umane, può impedire lo sviluppo turistico di località bellissime. L’orsa che mi ha aggredito aveva fatto la tana fuori dal parco. In un luogo dove non avrebbe dovuto essere e soprattutto dove non c’era alcun avviso di pericolo imminente”.