Clima, miliardi di finanziamenti non stanno convincendo i Paesi in via di sviluppo ad abbandonare il carbone

Clima, il Sudafrica e l’Indonesia stanno facendo marcia indietro rispetto agli impegni volti a bruciare meno carbone
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Le nazioni ricche stanno inviando decine di miliardi di dollari a quelle più povere per l’energia pulita, fulcro di una strategia globale per ridurre le emissioni di gas serra nei Paesi in via di sviluppo. Ma due degli sforzi più ambiziosi finora – in Sud Africa e in Indonesia – rischiano ora di fallire, seminando dubbi sulla capacità del mondo ricco di allontanare i Paesi in via di sviluppo dal carbone e dagli altri combustibili fossili. Il Sudafrica e l’Indonesia, tra le economie più bramose di carbone del mondo, stanno facendo marcia indietro rispetto agli impegni assunti per bruciare meno carbone nell’ambito di accordi noti come Just Energy Transition Partnerships, o JETP, che hanno offerto loro 28,5 miliardi di dollari dagli Stati Uniti e da altre nazioni ricche. Le autorità stanno lavorando per evitare che gli accordi vadano in pezzi mentre i governi si riuniscono a Dubai per la COP28, il vertice annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

La resistenza dei politici favorevoli al carbone in entrambi i Paesi e i timori sulla fattibilità economica e tecnica di una rapida sostituzione di questo combustibile stanno mettendo a repentaglio gli accordi. Autorità sudafricane e indonesiane affermano che il denaro proveniente dai Paesi ricchi non è quello che speravano: la maggior parte arriverà sotto forma di prestiti, non di sovvenzioni, gravando i Paesi con maggiori debiti. I finanziamenti per il clima “dovrebbero essere più costruttivi, non sotto forma di debiti che non faranno altro che aumentare il peso sui Paesi sottosviluppati o in via di sviluppo”, ha affermato il mese scorso il Presidente indonesiano Joko Widodo.

La compagnia elettrica statale del Sud Africa ha ritardato i suoi piani di dismissione delle centrali elettriche a carbone. L’Indonesia afferma che probabilmente non rispetterà il limite massimo di emissioni del settore energetico negoziato nell’ambito del suo programma a causa delle migliaia di megawatt di centrali elettriche a carbone che non erano state contabilizzate in precedenza.

Il passo indietro di questi due Paesi dimostra l’immensa sfida di sostituire il carbone nei Paesi che fanno affidamento su questo combustibile non solo per generare elettricità ma anche per fornire lavoro a decine di migliaia di minatori e facilitare lo sviluppo economico. Il carbone sostiene le economie e le industrie locali. I Paesi in via di sviluppo affermano, inoltre, di essere cauti nell’abbandonare una fonte di combustibile affidabile con nuove tecnologie che non sono ancora ampiamente utilizzate, anche nel mondo sviluppato.

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