Crisi climatica colpisce la Scozia: galli cedroni e gheppi in declino

"È davvero necessario ispirare le persone a entrare in contatto con la natura"
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Alcune delle specie di uccelli più famose della Scozia, tra cui il gallo cedrone e il gheppio, sono tra quelle sempre più in declino a causa dei cambiamenti climatici. Lo studio, come riporta The Guardian, è stato condotto dall’ente pubblico NatureScot e ha tracciato le popolazioni di uccelli terrestri nidificanti in Scozia tra il 1994 e il 2022.

Ha rilevato cambiamenti significativi nel numero e nelle specie di uccelli che vivono negli habitat urbani, boschivi, montani e agricoli del Paese, in gran parte dovuti al clima più caldo e umido legato alla crisi climatica. Alcune specie hanno aumentato le loro popolazioni grazie alle estati più calde, attirando quelle che tradizionalmente non si sarebbero recate in Scozia.

L’impatto sugli uccelli

Tra queste, il picchio rosso maggiore, il cui numero è aumentato di oltre il 500%, e i ciuffolotti e gli scriccioli, che hanno registrato un aumento di oltre il 50% ciascuno. Per alcuni uccelli, secondo NatureScot, la Scozia sta diventando un “rifugio climatico“, poiché le sue temperature si avvicinano a quelle preferite dalle specie abituate ad ambienti più caldi. Uno di questi uccelli è l’usignolo di fiume, che storicamente si riproduceva in Europa e migrava in Africa meridionale in inverno, ma che dal 1994 ha aumentato la sua popolazione in Scozia di oltre il 50%.

Alcune specie come i cardellini e le gazze sono oggi due volte più popolose nei terreni agricoli scozzesi rispetto al 1994. Ma altre specie sono diminuite costantemente a partire dagli anni ’90. Il fagiano di monte, il gheppio, il verdone e la pavoncella hanno visto il loro numero ridursi di oltre il 50% a causa di fattori quali l’aumento delle precipitazioni estive, l’espansione delle foreste e i cambiamenti nelle pratiche di gestione del territorio. Anche le beccacce di mare, le cornacchie e le allodole sono tra gli uccelli in declino, così come il gallo cedrone, che in Scozia è protetto, ma che da circa 20 anni è vicino all’estinzione.

Si ritiene che il suo declino sia in parte legato al cambiamento delle temperature e delle precipitazioni. Solo quattro delle 66 specie monitorate sono rimaste stabili nel corso dei 28 anni. Simon Foster, analista delle tendenze e degli indicatori di NatureScot, ha dichiarato che il clima è “uno dei principali fattori di cambiamento per gli uccelli nidificanti in Scozia“. “Questo rapporto mostra come il clima di oggi influenzerà le popolazioni di uccelli negli anni futuri“, ha aggiunto.

Come spiega The Guardian, gli uccelli nidificanti terrestri sono considerati buoni indicatori della biodiversità complessiva perché rispondono rapidamente ai cambiamenti dell’habitat. Il loro numero complessivo è diminuito drasticamente tra il 2021 e il 2022 in Scozia, nonostante le temperature calde, un cambiamento che i ricercatori suggeriscono possa essere legato al fatto che il Paese ha vissuto l’estate più secca degli ultimi 25 anni. Catherine Gee, vice direttrice generale dell’associazione ambientalista Keep Scotland Beautiful, ha dichiarato che il cambiamento climatico della Scozia sta avendo un chiaro impatto sulla natura, “dagli uccelli, insetti e mammiferi autoctoni alle piante e agli alberi che spesso diamo per scontati“.

È davvero necessario ispirare le persone a entrare in contatto con la natura e a fare della biodiversità una parte centrale della loro vita, soprattutto nelle aree urbane e nelle comunità meno abbienti“, conclude.

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