Supercomputer e vecchie miniere potrebbero riscaldare le case

"Con oltre 800.000 famiglie scozzesi in condizioni di fuel poverty, è fondamentale ridurre i costi dell'energia"
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Il calore dei supercomputer e delle vecchie miniere potrebbe riscaldare le case. A Edimburgo si sta sperimentando un sistema unico nel suo genere per verificare se il calore di scarto di una grande struttura di calcolo possa essere immagazzinato in miniere dismesse e utilizzato per riscaldare le abitazioni. Le grandi quantità di energia necessarie per alimentare l’Advanced Computing Facility (ACF) dell’Università di Edimburgo potrebbero, quindi, essere riciclate per riscaldare almeno 5.000 case della capitale scozzese.

La struttura, che ospita il supercomputer nazionale ed è utilizzata per ricerche come la modellazione del clima nazionale e la modellazione dei dati sanitari, attualmente rilascia fino a 70 GWh di calore in eccesso all’anno. Si prevede che questo valore salga a 272 GWh una volta che il supercomputer Exascale di nuova generazione, recentemente annunciato dal governo britannico, sarà installato presso l’Università.

Il progetto Edinburgh Geobattery

Lo studio di fattibilità, del valore di 2,6 milioni di sterline, esaminerà il modo in cui l’acqua delle vecchie miniere vicine alla struttura di calcolo potrebbe essere sfruttata per riscaldare le case dei cittadini. Il processo di raffreddamento dei supercomputer verrebbe aumentato per trasferire il calore catturato nell’acqua della miniera – fino a una temperatura massima di 40°C – che verrebbe poi trasportata dal flusso naturale sotterraneo nelle miniere e resa disponibile per riscaldare le case dei cittadini attraverso la tecnologia delle pompe di calore.

Secondo i ricercatori, un quarto delle abitazioni del Regno Unito si trova sopra ex miniere e potenzialmente sette milioni di famiglie potrebbero soddisfare il loro fabbisogno di riscaldamento in questo modo.

Il progetto Edinburgh Geobattery, guidato dall’azienda geotermica TownRock Energy di Edimburgo, è sostenuto da partner industriali e accademici provenienti da Scozia, Stati Uniti e Irlanda. L’Università di Edimburgo è il principale partner di ricerca del progetto e sta fornendo un finanziamento di 500.000 sterline nell’ambito dei propri obiettivi net zero.

Questo progetto – dice Christopher McDermott, responsabile accademico del progetto, della Scuola di Geoscienze dell’Università di Edimburgo – apre la possibilità di estrarre il calore immagazzinato nell’acqua delle miniere in modo più ampio. La maggior parte delle miniere di carbone dismesse è inondata d’acqua, il che la rende fonte di calore ideali per le pompe di calore. Con oltre 800.000 famiglie scozzesi in condizioni di fuel poverty, è fondamentale ridurre i costi dell’energia in modo sostenibile e l’utilizzo del calore di scarto potrebbe essere una svolta“.

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