Aviaria, ecco perché “rischiamo una pandemia: casi umani sottostimati”

Le misure "potranno ben poco contro la minaccia principale che l'H5N1 rappresenta per l'uomo"
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I casi umani di aviaria sono sottostimati. “Se molti lavoratori delle aziende lattiero-casearie contraggono l’H5N1“, il virus che circola tra le mucche in diversi Stati USA, “rischiamo una pandemia“. È quanto hanno evidenziato le accademiche americane Jennifer B. Nuzzo, Lauren Sauer e Nahid Bhadelia in un intervento pubblicato sul “Washington Post”. Nuzzo è docente di epidemiologia e direttore del Centro pandemico alla Brown University School of Public Health; Sauer è professore associato all’University of Nebraska Medical Center dove dirige lo Special Pathogen Research Network, mentre Bhadelia, infettivologa, è professore associato, direttore e fondatore del Centro sulle infezioni emergenti della Boston University.

Le misure “giustamente disposte” dal Dipartimento dell’Agricoltura per evitare che l’influenza aviaria si diffonda tra gli allevamenti bovini anche in altri stati del Paese, “potranno ben poco contro la minaccia principale che l’H5N1 rappresenta per l’uomo: l’infezione dei lavoratori” delle aziende colpite, hanno proseguito. “La nostra incapacità di proteggerli“, non solo “mette a rischio la loro salute“, ma “dà al virus l’opportunità di evolversi” in un patogeno che costituirebbe “un rischio maggiore per le persone, compresi coloro che vivono lontano dagli allevamenti“.

Nell’articolo viene ricordato che ad oggi è noto soltanto un caso di contagio mucca-uomo nell’ambito dell’epidemia in corso tra i bovini statunitensi, ma vengono riportate le dichiarazioni della veterinaria Barb Peterson a “Bovine Veterinarian”: “Ogni azienda con cui ho lavorato, tranne una, ha avuto persone malate nello stesso momento in cui aveva vacche malate. C’è stata una sottostima del virus” Tra gli esseri umani.

I report “sono preoccupanti non perché le infezioni siano gravi ma perché qualsiasi incremento dei contagi umani aumenta le possibilità che il virus raggiunga qualcuno che soffre di altre malattie e che, se infettato, potrebbe subire conseguenze peggiori. E storicamente l’H5N1 non è stato lieve negli uomini: su quasi 900 persone che, a quanto sappiamo, sono state infettate finora nel mondo, il virus ne ha uccise circa la metà,” hanno evidenziato le accademiche.

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