Venerdì 24 maggio, alle 21.30, in piazza del Duomo, Stefano Mancuso è protagonista dell’incontro Una specie senza limiti: come fare a non mangiarsi la terra, nell’ambito della XV edizione dei Dialoghi di Pistoia (24-26 maggio), il festival di antropologia del contemporaneo, ideato e diretto da Giulia Cogoli e promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia. Il tema che guida le riflessioni di quest’anno è “Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente”, un approfondimento sulla relazione tra gli esseri umani e il cibo e sulle modalità con cui, nel tempo, ogni società costruisce e trasforma la propria idea di gusto condiviso.
Ogni anno consumiamo le risorse non rigenerabili, a disposizione dell’umanità, entro i primi giorni di luglio. In pratica, per sei mesi all’anno viviamo con risorse che stiamo sottraendo alle future generazioni. Mancuso analizzerà quanto sta accadendo al nostro pianeta e di come l’uomo abbia raggiunto i limiti dati a disposizione dal Pianeta Terra. Ma quali sono le migliori strategie da mettere in atto per rendere la nostra presenza sul pianeta compatibile con il nostro futuro? Non resta che scoprirlo!
Focus spazio
Stefano Mancuso, botanico e saggista, insegna arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Firenze. È membro ordinario dell’Accademia dei Georgofili e direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia vegetale con sedi a Firenze, Kitakyushu, Bonn e Parigi. Come scrittore esordisce nel 2013 pubblicando con Giunti il pluripremiato bestseller Verde brillante. Nello stesso anno esce il libro Plant Revolution, con il quale vince il Premio Galileo, a cui seguono, pubblicati da Laterza, L’incredibile viaggio delle piante (2018), La Nazione delle Piante (2019), La pianta del mondo (2021) e La tribù degli alberi (2022), pubblicato da Einaudi.
Agricoltura spaziale: piantare patate su Marte, questo è il titolo della conferenza che si terrà sabato 25 maggio, alle 12, al teatro Bolognini, nella quale Stefania De Pascale esplorerà la possibilità di realizzare missioni spaziali di più lungo periodo grazie alla creazione di un ecosistema artificiale in cui le piante svolgeranno un ruolo biologico centrale.
De Pascale spiegherà che è solo attraverso la ricerca di possibili soluzioni per il supporto alla vita dell’uomo nelle esplorazioni spaziali che vengono prodotte conoscenze e tecnologie tali da poter essere poi utilizzate per la coltivazione delle piante in ambienti estremi sulla Terra quali i deserti, i Poli o le moderne megalopoli, nonché per la messa a punto di soluzioni più sostenibili per l’agricoltura terrestre.
Stefania De Pascale è professoressa ordinaria di Orticoltura e Floricoltura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e docente di Materie di origine vegetale nel corso di laurea in Scienze Gastronomiche Mediterranee presso il Dipartimento di Agraria nella medesima università. Componente del Consiglio direttivo dell’Accademia dei Georgofili, rappresentante italiana nel Council della International Society of Horticultural Science e responsabile del Laboratory of Crop Research for Space nato presso il DiA dalla collaborazione con l’European Space Agency (ESA) nell’ambito del programma MELiSSA – Micro-Ecological Life Support System Alternative, da circa trent’anni si interessa della coltivazione di piante in sistemi di controllo ambientale biorigenerativo a supporto della vita nello Spazio studiando i sistemi di supporto vitale a ciclo chiuso con un approccio di tipo ecosistemico. Nel 2024 ha poi ricevuto il premio Apollodoro di Damasco per il suo fondamentale contributo alla ricerca di soluzioni sostenibili per la coltivazione di piante in ambienti estremi, inclusi quelli extraterrestri.