La tragedia che ha colpito i due giovani alpinisti romagnoli sul Gran Sasso riporta al centro dell’attenzione l’importanza dei sistemi di sicurezza e di ricerca in ambienti montani. In scenari estremi, come quello delle valanghe, i soccorritori fanno affidamento su strumenti specifici come il sistema Recco e gli ARTVA (Apparecchi di Ricerca dei Travolti in Valanga), dispositivi tecnologici che, pur avendo finalità comuni, operano con modalità e caratteristiche molto diverse. Il sistema Recco è un dispositivo passivo, costituito da riflettori integrati nell’abbigliamento o nell’attrezzatura della persona e da un rilevatore in dotazione ai soccorritori. Il riflettore non emette segnali autonomi ma riflette le onde radar trasmesse dal rilevatore, funzionando senza batterie e senza la necessità di essere attivato. Questo lo rende particolarmente utile in situazioni dove il mantenimento di un dispositivo attivo potrebbe risultare complesso.
D’altro canto, gli ARTVA sono dispositivi attivi progettati per funzionare in modalità sia di trasmissione che di ricezione. Quando un ARTVA è acceso, emette un segnale continuo che può essere captato da altri dispositivi analoghi, facilitando una ricerca mirata. Questo sistema, che richiede batterie e deve essere manualmente attivato, è concepito soprattutto per l’auto-soccorso e per la sicurezza immediata tra compagni di escursione.
Le differenze emergono anche in termini di portata e precisione. Il sistema Recco, nella sua versione elicotterizzata, può captare segnali a una distanza massima di 80 metri, mentre il rilevatore manuale ha una portata di circa 20 metri in neve compatta. Al contrario, gli ARTVA moderni possono raggiungere una portata massima di 70 metri, con un’accuratezza garantita dalla presenza di antenne multiple e display digitali.
Sul piano pratico, l’utilizzo del Recco è riservato principalmente ai soccorritori professionisti e alle stazioni sciistiche. La sua natura passiva non lo rende adatto all’auto-soccorso, ma lo configura come un valido supporto in operazioni organizzate. Gli ARTVA, invece, sono strumenti imprescindibili per chi affronta ambienti a rischio valanghe, poiché consentono a escursionisti e sciatori di partecipare attivamente alle operazioni di soccorso, aumentando le possibilità di intervento immediato.
Un ulteriore aspetto da considerare riguarda i costi e l’accessibilità. I riflettori Recco sono spesso integrati in capi di abbigliamento e attrezzature, rendendoli una soluzione economica per gli utenti. Tuttavia, i rilevatori necessari per individuarli sono costosi e rimangono in uso esclusivo ai professionisti. Gli ARTVA, invece, hanno un costo variabile che si aggira tra i 200 e i 300 euro, ma richiedono un investimento specifico da parte degli utenti.
In termini di efficacia, i due sistemi sono complementari. Il Recco rappresenta un’opzione di sicurezza passiva, utile soprattutto in operazioni di soccorso organizzate, ma non può sostituire l’ARTVA. Quest’ultimo rimane lo strumento principale per affrontare le emergenze in montagna, garantendo rapidità e autonomia nella ricerca di compagni travolti da una valanga.
In conclusione, mentre il sistema Recco offre una sicurezza aggiuntiva, l’ARTVA è indispensabile per chi pratica attività invernali in montagna. La combinazione di entrambi i sistemi rappresenta un approccio ideale per aumentare le probabilità di sopravvivenza e sicurezza in situazioni critiche.