New Space Economy, “alle aziende servono norme semplici e chiare”

Mauro Piermaria sulla legge italiano sullo spazio: “importante anche uniformare il quadro a livello europeo”
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Le aziende che lavorano nell’ambito della New Space Economy hanno bisogno di norme semplici e chiare. Lo ha detto all’ANSA Mauro Piermaria, responsabile del servizio per l’attivazione dei programmi e delle strategie in ambito spaziale e aerospaziale della presidenza del Consiglio dei Ministri, parlando della nuova legge sullo spazio in via di approvazione presso il Parlamento. “Siamo fiduciosi che questa legge potrà essere d’aiuto – afferma Piermaria – si tratta di una norma importante che dà un quadro giuridico chiaro, che al momento manca. Ma sarà fondamentale anche uniformare la normativa a livello europeo”.

Mauro Piermaria ha partecipato alla prima giornata dell’NSE Expoforum, organizzato da Fiera Roma in collaborazione con Agenzia Spaziale Italiana e in programma fino al 18 dicembre. “Parliamo di Space Economy da quando abbiamo capito che lo spazio non è solo ricerca. Fino a qualche anno fa – aggiunge Piermaria – le start up europee in questo settore si contavano sulle dita di una mano, oggi ce ne sono decine e decine. In ogni caso, è evidente che la crescita della New Space Economy negli ultimi anni è stata esponenziale, e continuerà a crescere grazie all’impatto di nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale, i nuovi materiali e la capacità di elaborare grandi volumi di dati: l’impatto di queste tecnologie potrebbe essere anche più grande di quello che immaginiamo”.

Gli investimenti

Piermaria sottolinea l’importanza degli investimenti economici, soprattutto per le piccole e medie imprese, e della loro continuità nel tempo, considerato quanto le innovazioni nel settore si susseguono senza sosta. “In Italia ci stiamo muovendo bene da decenni – conclude Piermaria – con finanziamenti costanti“.

Buona la risposta anche a livello europeo: nell’ultima Conferenza Ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea sono stati spesi 17 miliardi di euro, un investimento che è servito per sostenere 260mila posti di lavoro negli stati membri e che ha generato 22 miliardi di euro di prodotto interno lordo e 6 miliardi di euro di tasse.

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