Dopo che Donald Trump ha pubblicamente confermato che domani scatteranno i minacciati dazi del 25% per Canada e Messico, dietro le quinte i suoi consiglieri stanno valutando varie via di uscita per evitare di imporle su tutti i prodotti che arrivano dai due Paesi confinanti e principali partner commerciali degli Usa. E’ quanto scrive il Wall Street Journal, parlando di negoziati in corso con Città del Messico e Ottawa e del fatto che all’interno dell’amministrazione Trump c’e’ chi vorrebbe optare dalle misure mirate e non a tutto campo.
Lo stesso Trump, pur confermando che la misura scatterà domani, ha ammesso che non ha ancora deciso se i dazi si applicheranno alle importazioni petrolifere e che prenderà nella prossime ore una decisione in proposito. Si prevede quindi, aggiunge il giornale conservatore, che entro domani arriverà un annuncio del presidente di misure che potrebbero interessare solo alcuni settori, come l’acciaio e l’alluminio, con l’esenzione per altri, a cominciare appunto dal petrolio.
Secondo le fonti del Wsj, che comunque sottolineano che non sono state prese ancora decisioni finali, i dazi verrebbero imposti usando le autorità legali esistenti senza ricorrere ai ventilati nuovi metodi. Senza contare che l’amministrazione potrebbe annunciare entro domani i dazi, ma fissare ad una data successiva l’entrata in vigore, permettendo così di continuare i negoziati, aggiungono le fonti informate.
La situazione
Da quando Trump ha minacciato i dazi contro di due Paesi accusati di non fermare i migranti e il traffico di droga sui confini, i consiglieri del tycoon stanno conducendo animati negoziati con Canada e Messico. Ed esponenti dell’amministrazione ha detto pubblicamente che i due Paesi hanno fatto progressi verso le richieste del presidente, e durante l’audizione di conferma al Senato il futuro segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha detto che se taglieranno ingressi di migranti e droga “non ci saranno dazi”.
Senza contare le sollecitazioni e pressioni che stanno arrivando da esponenti del mondo del business nordamericano e rappresentanze sindacali che temono che i dazi universali provocherebbero altri intoppi nella catena dei rifornimenti, l’aumento dei prezzi e della necessità di affidarsi a forniture di Paesi avversari, come Cina e Venezuela.
Per quanto riguarda il meccanismo legale con cui l’amministrazione Trump imporrà i dazi si pensa di usare i poteri economici di emergenza, istituiti da una legge degli anni settanta, la stessa a cui Trump si appellato domenica scorsa per misure contro la Colombia, poi ritirate dopo che Bogotà ha accettato gli aerei dei rimpatri forzati. Anche se dopo un giudice federale nei giorni scorsi ha bloccato la misura dell’ufficio bilancio della Casa Bianca per congelare i fondi federali, tra i consiglieri di Trump c’è chi si domanda se il ricorso a questi poteri economici, che non sono mai stati finora invocati per dazi, sia lo strumento adatto.