I granchi provano dolore? Lo studio sulle reazioni dei Carcinus maenas

Lo studio di un’équipe di scienziati, in un articolo recentemente comparso sulle colonne della rivista di settore “Biology”
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Anche se viene spesso ignorato, il dolore che i granchi provano potrebbe ricordare quello umano. Ad affermarlo è un’équipe di scienziati, in un articolo recentemente comparso sulle colonne della rivista di settore “Biology”. Gli esperti sono giunti alle loro conclusioni dopo aver esaminato le reazioni ai test di laboratorio di alcuni esemplari di Carcinus maenas, una specie di granchio. Anche se i primi risultati sembrerebbero confermare le ipotesi di partenza, resta ancora molto da fare per avere una panoramica più ampia del problema.

Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha dibattuto sul concetto di dolore negli animali. Mentre alcune ricerche hanno suggerito che pesci, anfibi e polpi possano rispondere a stimoli nocivi a un livello cognitivo complesso, altre teorie sostenevano che tali reazioni fossero semplici riflessi. Ad esempio, uno studio pubblicato all’inizio di quest’anno ha evidenziato che i granchi marini, sottoposti a scosse elettriche e luci intense, mostravano segni di ansia, imparando nel tempo a evitare questi stimoli. Questo comportamento è coerente con la capacità di provare dolore, sebbene alcuni scienziati scettici lo abbiano attribuito a risposte automatiche del sistema nervoso periferico.

La scoperta: un sistema nervoso centrale coinvolto nel dolore

La ricerca, condotta con strumenti simili a un elettroencefalogramma (EEG), ha monitorato l’attività elettrica del sistema nervoso centrale dei granchi. Gli elettrodi, applicati sui carapaci dei granchi, hanno registrato le risposte neurologiche a stimoli dolorosi standard utilizzati per studiare il dolore nei vertebrati.

Quando una soluzione acida di diversa concentrazione è stata applicata sui tessuti molli dei granchi, i ricercatori hanno osservato una risposta crescente del sistema nervoso centrale in base all’acidità. Stimoli meccanici dolorosi, come pressioni su alcune parti del corpo, hanno prodotto una risposta ancora più intensa, ma con un modello elettrico diverso.

Conseguenze etiche e pratiche

Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per chiarire i dettagli, questa è una delle prime volte che segnali elettrofisiologici dimostrano risposte simili al dolore in crostacei viventi. I risultati potrebbero avere implicazioni significative per il benessere animale, spingendo a rivedere le pratiche nell’industria alimentare.

“Non credo sia necessario testare tutte le specie di crostacei, poiché condividono una struttura nervosa simile,” afferma Eleftherios Kasiouras, biologo dell’Università di Göteborg. “Dobbiamo invece concentrarci su come ridurre al minimo le loro sofferenze”.  

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