Israele lancia massiccio attacco contro l’Iran, colpito il cuore del programma nucleare | FOTO

L'AIEA ha confermato che il sito di arricchimento dell'uranio di Natanz, nell'Iran centrale, è stato colpito da attacchi israeliani
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Israele ha lanciato un massiccio attacco militare contro l’Iran: è quanto ha confermato il primo ministro dello stato ebraico, Benjamin Netanyahu, che ha parlato di “punto decisivo nella nostra storia“. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa semiufficiale iraniana Fars, nell’attacco è stato ucciso il capo dei Guardiani della rivoluzione islamica, Mohammad Bagheri. Netanyahu ha dichiarato che i primi attacchi contro l’Iran, mirati alle sue strutture per il programma nucleare, sono stati “un successo“. “Abbiamo effettuato con successo i primi attacchi e, con l’aiuto di Dio, otterremo molto di più“, ha affermato.

Il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione di emergenza alle Farnesina con gli ambasciatori dell’area interessata sulle operazioni militari di Israele in Iran.

Il presidente USA Donald Trump ha dichiarato a Fox News di essere a conoscenza degli attacchi, aggiungendo che non ci sono state sorprese, ma gli Stati Uniti non sono stati coinvolti militarmente. “L’Iran non può possedere una bomba nucleare e speriamo di tornare al tavolo delle trattative. Vedremo. Diversi leader iraniani non torneranno“, ha dichiarato Trump.

Questi attacchi “non rimarranno senza risposta e (Israele) deve aspettarsi una vendetta dura“, ha dichiarato il corpo dei pasdaran in un comunicato trasmesso dalla televisione di stato.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato che il sito di arricchimento dell’uranio di Natanz, nell’Iran centrale, è stato colpito da attacchi israeliani. “L’AIEA sta monitorando attentamente la situazione profondamente preoccupante in Iran”, ha affermato il direttore dell’agenzia Rafael Grossi. “Il sito di Natanz è tra gli obiettivi“, ha continuato, aggiungendo che l’organo della sicurezza nucleare delle Nazioni Unite è “in contatto con le autorità iraniane in merito ai livelli di radiazione” e con i suoi ispettori sul posto.

L’IAEA ha in seguito confermato che “non vi è alcun aumento dei livelli di radiazioni nell’impianto di Natanz“.

L’aeronautica israeliana ha sferrato 2 ondate di attacchi che si sono abbattute su 6 diversi siti localizzati in 5 importanti città iraniane. Oltre all’impianto nucleare di Natanz, a Sud di Teheran, interessate anche diverse postazioni militari situate nei dintorni della capitale. Oltre alla principale città del Paese sono finite sotto attacco la città di Tabriz, nel Nord/Ovest e sede di importanti raffinerie; le città di Esfahan e Arak a Sud della capitale e la città di Kermanshah, a ovest di Teheran.

L’impianto al centro delle ambizioni nucleari dell’Iran è avvolto dalle fiamme. Il complesso nucleare di Natanz è considerato il più grande impianto di arricchimento dell’uranio dell’Iran e ospita il programma nucleare avanzato del Paese. I dati del sistema di gestione delle informazioni antincendio della NASA hanno mostrato un incendio nell’impianto divampato dopo le 2 del mattino ora locale.

Perché Israele ha deciso di attaccare l’Iran

Israele ha lanciato un attacco preventivo contro il programma nucleare iraniano, definendolo una “necessità operativa immediata“. Secondo l’Idf, la minaccia rappresentata dall’Iran aveva raggiunto un punto critico: Teheran disporrebbe di uranio arricchito sufficiente per costruire fino a 9 armi nucleari, e il suo programma missilistico è in forte espansione. Per i vertici israeliani, il pericolo è diventato esistenziale, soprattutto considerando la retorica ostile del regime iraniano. Il Capo di Stato Maggiore Eyal Zamir ha dichiarato che si era arrivati al “punto di non ritorno“. Anche l’AIEA aveva appena denunciato l’accelerazione dell’arricchimento dell’uranio. Gli attacchi israeliani hanno colpito strutture chiave e depositi di armi, sfruttando un momento in cui le informazioni di intelligence erano particolarmente solide. Il premier Netanyahu ha chiarito che l’obiettivo non è il cambio di regime, ma la rimozione della minaccia strategica per proteggere il futuro di Israele.