Incendi artici e riscaldamento globale: cosa accadrebbe se si sciogliesse il permafrost?

"Il riscaldamento del permafrost ha il potenziale di amplificare i cambiamenti climatici globali. Quando i sedimenti ghiacciati si sciolgono, liberano il carbonio organico presente nel suolo”, spiegano gli esperti
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Le estremità ghiacciate dell’emisfero settentrionale si stanno sciogliendo ad un ritmo quasi record mentre le ondate di caldo colpiscono l’Artico, gli incendi divorano la Siberia e i ghiacciai si ritirano nei fiordi della Groenlandia e sulle vette alpine. Le temperature insolitamente alte stanno consumando le calotte glaciali che erano solide, secondo i glaciologi, che avvisano che è sia causa che effetto delle alterazione climatiche provocate dall’uomo in tutto il mondo.

È probabile che la Groenlandia, che ospita la seconda calotta glaciale più grande del mondo, si sia ridotta più nel mese di luglio rispetto alla media di un intero anno tra il 2002 e adesso, secondo le stime previsionali dei dati satellitari. Il ghiaccio superficiale ha perso 197 miliardi di tonnellate nel mese di luglio, secondo Ruth Mottram dell’Istituto Meteorologico Danese. Un ulteriore terzo di questa quantità è probabile che sia andato perso dai ghiacciai e dagli iceberg. E la tendenza sta accelerando. Il 31 luglio c’è stata di gran lunga la più grande fusione dell’anno in un singolo giorno. Con oltre un mese prima della fine della stagione della fusione, il 2019 è già tra i primi 10 per la perdita di ghiaccio in Groenlandia.

incendi groenlandia
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CC BY 2.0
Le temperature sono state di 10°C o più oltre la norma nella settimana dal 29 luglio al 4 agosto. Persino in cima alla calotta polare, che si trova a 3.200 metri sul livello del mare, ci sono state 10 ore con 0°C o più l’1 agosto, che è estremamente raro, ha detto Luke Trusel, professore assistente di geografia alla Penn State University. “Quello che era altamente insolito nel recente passato sta diventando la nuova norma. L’Artico è di gran lunga più sensibile al riscaldamento ora che nei decenni passati”, ha aggiunto. L’impatto sul livello del mare non è stato ancora calcolato, ma probabilmente le alte temperature accelereranno il distacco dell’enorme ghiacciaio Petermann, dove negli ultimi ani sono state indentificate due fratture molto grandi. Nei prossimi anni, si prevede che enormi pezzi di ghiaccio, ognuno lungo diversi chilometri, crolleranno nell’oceano.

Il governo russo ha tardivamente dichiarato lo stato di emergenza in 4 regioni siberiane e inviato delle truppe per aiutare a combattere le fiamme che hanno colpito un’area grande quanto il Belgio.

In Russia e altre parti dell’Artico sta avvenendo un pericoloso circolo vizioso mentre il permafrost, il suolo ghiacciato al di sotto di un quarto dell’emisfero settentrionale e quasi il 20% della massa terrestre della Terra, si scioglie. L’aumento delle temperature sta facendo sì che il ghiaccio che lega suolo, rocce e sabbia si disintegri, mettendo in moto un processo che rilascia gas serra. I gas serra riscaldano la Terra assorbendo energia e rallentano il ritmo con il quale fugge nello spazio. I gas serra formano quasi una coperta intorno alla Terra.

Il riscaldamento del permafrost ha il potenziale di amplificare i cambiamenti climatici globali. Quando i sedimenti ghiacciati si sciolgono, liberano il carbonio organico presente nel suolo”, spiega lo scienziato Boris K. Biskaborn dell’Alfred Wegener Institute, un’organizzazione di ricerca marina e polare. La materia organica prima congelata nel permafrost si decompone e genera anidride carbonica e metano. Questo potrebbe aumentare il riscaldamento globale di 0,27°C entro il 2100 e di 0,42°C entro il 2300, afferma Biskaborn.

cratere batagaika
Il cratere di Batagaika. Credit: Alexander Gabyshev, Research Institute of Applied Ecology of the North

L’Artico si sta scaldando al doppio della velocità rispetto al resto del mondo e le estati più lunghe e più calde stanno accelerando il processo di fusione. Questo sta erodendo enormi aree, creando “mega-crolli”. Uno dei più grandi è la gigantesca voragine nel paesaggio siberiano, conosciuta come cratere di Batagaika. “Ci sono stati report sulla comparsa di queste caratteristiche di fusione intorno all’Artico, ma questa è senza eguali. Scientificamente, è molto interessante perché possiamo vedere cosa c’è al di sotto”, afferma Mary Edwards, professoressa all’University of Southampton.

Tutto questo arriva dopo temperature record in diverse località. Nell’ultimo weekend di luglio, la Norvegia ha registrato la sua giornata più calda di sempre. Oltre 20 aree nel nord del Paese hanno vissuto “notti tropicali” con temperature di oltre +20°C dal tramonto all’alba.

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