Coronavirus, il direttore dell’Istituto di Sanità: “In Italia tasso di letalità più basso della Cina, in terapia intensiva molti 80enni”

"Quello su Roma è stato un allarme preventivo, sulla scorta di quello che abbiamo visto a Codogno": lo ha detto Giovanni Rezza
MeteoWeb

“Quello su Roma è stato un allarme preventivo, sulla scorta di quello che abbiamo visto a Codogno”. Lo ha detto Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore sanità, rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa alla Protezione Civile sulla situazione della Capitale alle prese con Covid-19. Ora, se vediamo anche un piccolo aumento in una località lontana dalla” vecchia “zona rossa, è giusto attenzionarla, ha spiegato Rezza. Ed è stato corretto, secondo l’esperto, estendere questa zona di attenzione a tutta Italia, come è avvenuto con il nuovo Dpcm.

“Se stratifichiamo per età i tassi di letalità” in Italia “vediamo che sono più bassi di quelli della Cina. Noi abbiamo una popolazione molto anziana, l’età media dei decessi è superiore agli 80 anni”. “E’ possibile poi che, dal momento che si vanno a tamponare le persone sintomatiche – aggiunge l’esperto – si restringe il denominatore alle persone con sintomi o ospedalizzate, e dunque il tasso di letalità della malattia sembra più alto di quello che è”. La strategia del tampone sui sintomatici è stata attuata “per massimizzarne i vantaggi”, ha aggiunto l’esperto.  “Se si dovessero privilegiare i giovani per la terapia intensiva, visto che sappiamo che al di sopra di una certa età il ricorso alla terapia intensiva non ha un effetto salvavita – prosegue Rezza – l’età media dei pazienti potrebbe abbassarsi, ma ora non è così”. 

Condividi