Coronavirus, le nuove difficoltà della Cina: 123 casi importati, 38 arrivati dall’Italia

Coronavirus, l'emergenza in Cina non è ancora finita: crescono i casi importati dall'estero
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Dalla Cina arrivano dati rassicuranti dopo settimane di grave emergenza per la diffusione del coronavirus. Al contempo però le autorità del gigante asiatico continuano a segnalare casi ‘importati’ di Covid-19, anche dall’Italia. Gli ultimi dati ufficiali parlano infatti di 16 nuovi casi di infezione, 12 dei quali ‘importati’: quattro a Pechino, altrettanti nella provincia di Guangdong, due a Shanghai, uno nella provincia di Yunnan e un altro in quella di Gansu. In totale, si legge sul China Daily, sono 123 i casi ‘importati’. E, stando al Global Times, la maggior parte dei casi arriva dall’Iran (47) e dall’Italia (38).

Le autorità della Repubblica Popolare “suggeriscono” agli abitanti del gigante asiatico di evitare i viaggi all’estero, in particolare verso i Paesi più colpiti dalla pandemia. Il consiglio, ha riportato l’agenzia ufficiale Xinhua, è arrivato dall’Amministrazione nazionale per l’immigrazione e dalla Commissione sanitaria nazionale che oggi ha confermato 16 nuovi casi di infezione, 12 dei quali ‘importati’. Ormai, quindi, sono più i casi che arrivano dall’estero che quelli locali. La Covid-19 ha fatto nel gigante asiatico 3.213 morti e i contagi sono 80.860.

Coronavirus, la Cina inasprisce la quarantena ai confini

Sanzioni penali e fino a tre anni di carcere in Cina per le persone affette da patologie infettive per cui e’ richiesta la quarantena o i sospetti contagiati da malattie epidemiche che si rifiutano di sottoporsi a periodi di osservazione medica e isolamento, cosi’ come chiunque non compili in modo veritiero i moduli di dichiarazione sanitaria ai valichi di frontiera, compresi gli aeroporti internazionali. E’ quanto prevedono le linee guida emanate oggi in collaborazione tra la Suprema corte del popolo, la Procura suprema del popolo, i ministeri della Pubblica Sicurezza e della Giustizia e l’Amministrazione generale delle Dogane per rafforzare le misure di quarantena al fine di tutelare il Paese asiatico dai casi di COVID-19 provenienti dall’estero. Il provvedimento elenca sei diversi tipi di comportamenti che potrebbero costituire reato pregiudicando le misure di quarantena adottate alla frontiera. Queste norme riguardano le persone che diffondono o rischiano di diffondere tutte quelle patologie infettive identificate dal Consiglio di Stato cinese e per cui e’ richiesto un periodo di isolamento, tra cui la peste, il colera, la febbre gialla e la COVID-19.

Tra i comportamenti elencati figura anche il sottrarre a ispezione preliminare e alla quarantena gli articoli soggetti a regimi speciali sia di importazione che di esportazione come microrganismi, tessuti umani, prodotti biologici, sangue e prodotti sanguigni che possono diffondere malattie infettive. Anche l’addetto preposto al trasporto in entrata o in uscita di un caso sospetto o confermato di contagio di una malattia epidemica potrebbe essere sanzionato, se quest’ultimo rifiuta di accettare l’ispezione preliminare e la quarantena. Secondo il codice penale cinese, chiunque violi le disposizioni in materia sanitaria alla frontiera, l’ispezione preliminare e la quarantena e causi la propagazione o un grave pericolo di diffusione di una patologia infettiva per cui e’ richiesto un periodo di isolamento, dovra’ affrontare sanzioni che vanno da una semplice ammenda fino alla reclusione non superiore a tre anni. Le nuove linee guida richiedono alle autorita’ preposte alla pubblica sicurezza di occuparsi prontamente dei casi correlati in conformita’ con la legge, di accelerarne la soluzione e di divulgare tali attivita’ criminose durante il periodo di prevenzione e contenimento della pandemia di COVID-19 per creare un forte effetto deterrente.

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