“Siamo all’opera. Difficile ipotizzare una tempistica precisa, ma diciamo che se tutte le fasi vanno bene da subito, in qualche mese dovremmo avere il farmaco anti Coronavirus“. A dirlo in un’intervista concessa ad Ilaria Floris Adnkronos è il professor Enzo Tramontano, alla guida di un team di virologi di Cagliari che, insieme i colleghi dell’ospedale Spallanzani e dell’Università di Lovanio è al lavoro per sviluppare dei farmaci antivirali e trovare, nel più breve tempo possibile, una cura efficace contro il Covid-19. Il progetto europeo, denominato Excalate4CoV, a trazione italiana e coordinato dalla Dompè e al quale lavorano eccellenze italiane, belghe, polacche, svizzere, spagnole e tedesche, ha infatti cominciato da qualche giorno a lavorare alacremente alla cura, dopo il via libera ai finanziamenti europei. La mission è quella di estrapolare una cura ad un virus, spiega Tramontano, “di cui sappiamo ancora poco e niente su come agisca nei nostri corpi”. “Si immagini di avere una macchina che corre velocissima, che in questo caso è il Coronavirus, e di volerla fermare”, spiega il virologo.
Poi, “un po’ come se fosse una staffetta, una 4×4”, dice il professore, “si passa alla corsa”. Al momento il gruppo di lavoro è al primo step, di cui si occupano centri di supercalcolo, tra cui il Cineca: “500 miliardi di composti saranno studiati al computer per verificare le loro interazioni con i bersagli virali”. La seconda staffetta la farà il team di Lovanio insieme ai colleghi tedeschi: “Con dei sistemi robotizzati, ci si chiederà se le molecole che il computer identificherà come capaci di fermare il virus lo sono davvero”. La terza staffetta la farà Cagliari: “Andremo a definire il meccanismo di azione delle molecole attive, e verificheremo quanto sia veloce la selezione di virus farmaco-resistenti -spiega meglio il virologo – Se tutto procede nel verso giusto, il farmaco viene quindi testato sugli animali e, verificata la tossicità, reso disponibile all’uomo”.
La durata del processo non è facile da stabilire. “Se durante i nostri test trovassimo che un farmaco già approvato è efficace, parliamo di pochi mesi e la cura è pronta, altrimenti penso che ci voglia almeno un anno”, dice Tramontano. Nel frattempo, il professore ha le idee chiare su quale sia, allo stato attuale, il ‘farmaco’ più efficace: “Attualmente, la via più efficace è quella di ridurre il contagio evitando i contatti fisici, quindi seguire in modo stretto e pedissequo le indicazioni date dal sistema sanitario nazionale”, sottolinea con decisione. Per l’esperto, è importante “non farsi prendere dal panico e avere pazienza, sono fiducioso”. Una volta passata l’emergenza, poi, “ci saranno delle lezioni che questa pandemia ci deve insegnare dal punto di vista sanitario e della ricerca -affonda il professore- Dopo la Sars, nessuno ha pensato di trovare un vaccino perché non si è più ripresentata: non possiamo più ragionare così”.