Coronavirus: uscire il 14 aprile, a scuola a maggio e “chi ha gli anticorpi deve poter circolare”. Matteo Renzi lancia 10 idee su come ripartire [DETTAGLI]

Matteo Renzi avanza la sua proposta su come ripartire dall'emergenza coronavirus: ecco le sue 10 idee pubblicate su Enews
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“Che mese incredibile abbiamo vissuto: resterà a lungo nella memoria collettiva di tutti noi.
E che dolore per la strage soprattutto di anziani: dodicimila morti, ad ora, in Italia.
È stato emozionante quest’oggi vivere il minuto di silenzio proposto dagli amministratori di Bergamo. Passata l’emergenza dovremo ricordare chi ci ha lasciato e capire meglio le ragioni di quanto è successo anche in Italia, soprattutto in Italia.”, scrive Matteo Renzi su Enews.

“Nei giorni scorsi ho cercato però di cambiare i contenuti della discussione politica.  Dobbiamo pensare anche a come riaprire, non solo a seguire gli eventi.  Prevedere, non solo rincorrere.  Quando sabato è uscita l’intervista su “Avvenire” in molti mi hanno attaccato. Molti, moltissimi.  Ma, in appena 48 ore, l’esigenza di riflettere sul dopo ha iniziato a farsi strada.  Io che non ho paura di andare controcorrente, insisto. E continuo a ribadire senza tregua.”

Ogni settimana che stiamo fermi costa lo 0.75% del PIL, secondo Confindustria.
Sono più di 10 miliardi a settimana. – prosegue Matteo Renzi –  E ogni settimana di blocco si avvicina il sogno di Beppe Grillo del reddito universale per tutti: io invece penso che sia giusto dare lavoro, non assistenzialismo.

Perché cerchiamo di essere sintetici:

I. Dovremo convivere per mesi, forse anni, col Covid19. Chi vi racconta il contrario mente sapendo di mentire.
II. Non possiamo restare chiusi in casa per anni ma dobbiamo trovare un modo per uscire in sicurezza e lavorare rispettando le regole.
III. Per farlo bene, bisogna evitare gli errori fatti durante l’emergenza sanitaria. E dunque bisogna organizzarsi e prevedere, non solo rincorrere.

Ecco perché avanzo dieci idee concrete sul COME ripartire.
Perché per me la politica è proposta coraggiosa, non sondaggismo esasperato.
Mi critichino pure, ma almeno si confrontino sulle idee

Un decalogo per ripartire.

1. Le aziende che hanno mascherine, protezioni e rispettano le distanze sociali possono ripartire, anche prima di Pasqua se sono pronte. Se rispettano le regole, ovviamente. E se hanno tutti i dispositivi. Tra queste aziende mi piacerebbe tanto che riaprissero le librerie, vere e proprie farmacie dell’anima. Se proprio non vogliono prima di Pasqua, almeno subito dopo.

2. Chi ha già gli anticorpi dovrebbe poter circolare liberamente. Questo vale per chi è guarito e ha la certificazione del doppio tampone. Ma anche per chi ha fatto il test sierologico e ha scoperto di aver contratto il Covid in modo asintomatico. Secondo un recente studio inglese, questi rappresentano il 10% della popolazione. Significherebbe che sei milioni di italiani hanno già avuto il Covid e possono girare liberi. Servono screening di massa, subito.

3. Lo Stato deve dare garanzie alle Banche e le Banche devono dare subito – senza moduli, senza autocertificazione, senza lungaggini burocratiche – una cifra tra il 20 e il 25% del fatturato dello scorso anno e questa cifra va restituita senza interessi, in 100 rate mensili, a partire dal 2022.

4. Le Terapie intensive disponibili devono essere 12.000. Erano 4.500 quando siamo partiti, 9.000 adesso grazie a un lavoro straordinario fatto in emergenza. Se arriviamo a quota 12.000 siamo probabilmente in grado di contenere la seconda ondata del contagio.

5. La riapertura e l’uscita dalle case deve avvenire nei giorni successivi alla Pasqua, magari il 14 aprile che è il martedì successivo alla Pasquetta. I bambini devono avere un’ora d’aria da subito (firma anche tu la petizione proposta da due nostri giovani parlamentari, Marco Di Maio e Sara Moretto, che hanno ripreso un’idea lanciata dalla Ministra Elena Bonetti). Le persone con più di 70 anni dovranno uscire due settimane più tardi. Non faremo Pasqua con i nonni, ovviamente. A tutela dei nonni stessi, non per cattiveria, sia chiaro.

6. Le scuole devono ripartire a maggio, almeno per le classi di terza media e quinta superiore. Per la riapertura deve essere garantito lo screening di tutti gli studenti e di tutti i professori. Non ci si deve arrendere alla cultura del 6 politico ma va assicurata a tutti la valutazione per il corrente anno.

7. Mentre si attende la ripartenza, lo Stato deve passare un miliardo di euro ai comuni per rimettere in ordine le strade e un miliardo di euro agli enti locali per rimettere in ordine le scuole. Naturalmente, nei cantieri, deve essere garantita la piena sicurezza dei lavoratori. Le gare devono svolgersi in un giorno e devono riguardare i progetti già pronti. Anci e Ance vanno coinvolti in questo progetto a forte impatto sulla vita delle famiglie e in grado di migliorare la qualità della vita di tutti noi e attenuare il crollo del PIL.

8. Deve partire subito il Piano Shock da 120 miliardi di € di cui parliamo da novembre. Le infrastrutture, le opere pubbliche, le reti anche tecnologiche guideranno la ripartenza dell’Italia. Purché siano realizzate con commissari, non con procedure burocratiche insopportabili. Del resto, a Milano, coordinati da Guido Bertolaso, hanno fatto un ospedale in 10 giorni.

9. Chi è in difficoltà deve essere aiutato dalla rete del terzo settore, dai comuni, dai soggetti dell’Alleanza contro la povertà. Ma occorre da subito non solo l’estensione della cassa integrazione ma anche il rinvio di mutui e tasse da farsi automaticamente, senza la necessità di portare moduli su moduli in banca. Deve scattare automatismo, non autorizzazione.

10. In questi giorni il Parlamento deve essere perfettamente operativo, naturalmente in piena sicurezza per tutti. E per questo è fondamentale che l’eventuale via libera alla Tracciabilità dei dati sanitari passi da un esplicito voto parlamentare, non da un provvedimento del Governo. Ed è necessario che vi sia da subito un impegno esplicito per fare una commissione di inchiesta su ciò che non ha funzionato, dagli approvvigionamenti delle mascherine alle vendite allo scoperto in borsa, alla gestione delle carceri nei giorni della rivolta.

Per noi fare politica significa questo: proporre. Anche quando tutti gli altri ti insultano. Anche perché spesso chi ti insulta lo fa perché non ha idee. E dunque si limita a contestare le tue.”

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