“Sottoporre tutti gli operatori sanitari a test rapido immunologico” per la ricerca degli anticorpi anti-coronavirus “e, in caso di riscontro di presenza anticorpale, sottoporre il soggetto a tampone diagnostico“. Lo chiede ai vertici della Regione Lombardia la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fromceo), in una lettera in cui passa in rassegna 7 criticità nella gestione dell’emergenza coronavirus.
Anche se “la situazione al momento risulta difficile da recuperare”, i camici bianchi riportano “alcune indicazioni che potrebbero, se attuate, contribuire alla limitazione dei danni, specie nel momento di una ripresa graduale delle attività, prevedibile nel medio-lungo termine”.
“Per quanto riguarda gli operatori sanitari“, appunto, “la proposta è di sottoporre tutti a test rapido immunologico, una volta ufficialmente validato, e, in caso di riscontro di presenza anticorpale (IgG e/o IgM), sottoporre il soggetto a tampone diagnostico. In caso di positività in assenza di sintomi potrebbe essere da valutare la possibilità, in casi estremi con l’attribuzione di specifiche responsabilità e procedure, di un’attività solo in ambiente Covid, sempre con protezioni individuali adeguate. Il test immunologico andrebbe ripetuto con periodicità da definire negli operatori sanitari risultati negativi”.
Per quanto riguarda invece le attività non sanitarie, alla Fromceo “sembra raccomandabile un’estesa effettuazione di test rapidi immunologici per discriminare i soggetti che non hanno avuto contatto con il virus, soggetti che si possono riavviare al lavoro. Per i soggetti nei quali si rileva la presenza di immunoglobuline (IgG o IgM), sembra indicata l’esecuzione del tampone diagnostico. In tal senso si raccomanda di potenziare al massimo tale attività diagnostica e di procedere prima a indagare i soggetti che risultano urgente riammettere al lavoro, in quanto addetti ad attività ritenute di prioritario interesse, in funzione della disponibilità di tamponi”.
“La ripresa del lavoro – sottolineano i medici lombardi – dovrebbe essere subordinata all’effettuazione del test immunologico rapido di screening, non risultando in letteratura alcun termine temporale valido per la quarantena post malattia, anche se decorsa in forma paucisintomatica. E’ evidente come tale procedura comporti un rilevante impiego di risorse, soprattutto umane”, ma “è altresì evidente come la stessa, al momento, sia l’unica atta a consentire la ripresa dell’attività lavorativa in relativa sicurezza. A tale scopo Regione Lombardia dovrà mettere in campo tutte le risorse umane ed economiche disponibili”.
“Naturalmente – si precisa nel testo – quanto sopra dovrà essere accompagnato dall’uso costante, per tutta la popolazione e in particolare nei luoghi di lavoro, di idonei comportamenti e protezioni. La ripresa potrà quindi essere solo graduale, prudente e con tempi dettati dalla necessità di mettere in campo le risorse sopracitate“, ammonisce la Fromceo.
“E’ superfluo segnalare – aggiunge – come qualsiasi imprudenza potrebbe determinare un disastro di proporzioni difficili da immaginare e come le misure di isolamento sociale siano da potenziare e applicare con assoluto rigore”. Nella lettera la Federazione lombarda Ordini medici regionali affronta infine “la questione, sollevata da molti colleghi, della mancanza di protocolli di terapia sul territorio. Il problema – osservano i professionisti – è stato in gran parte determinato anche dall’esigenza di trattare a domicilio pazienti che ordinariamente sarebbero stati inviati in ospedale, ma che non hanno potuto essere accolti per saturazione dei posti letto. Fromceo raccomanda ai colleghi di non affidarsi a protocolli estemporanei non validati e attenersi alle indicazioni di Aifa e Regione, utilizzando la massima cautela”.