Covid, brutte notizie da Israele: boom di casi, ricoveri e morti tra i vaccinati. Governo pensa a nuovo lockdown e adesso nessuno vuole fare la terza dose

Covid-19, Israele ripiomba nell'incubo del lockdown: record di casi, ricoveri e morti mai così alti da 5 mesi, e stavolta gli ospedali sono pieni di vaccinati
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Arrivano pessime notizie sul fronte della pandemia di Covid-19 da Israele: nel Paese che aveva realizzato la migliore campagna vaccinale, sottoponendo in poco tempo alla vaccinazione completa la quasi totalità della popolazione, adesso il virus sta dilagando con nuovi record non solo di contagi, ma anche di ricoveri e di decessi. Uno scenario spettrale che testimonia l’inefficacia nelle vaccinazioni a contrastare il virus. Ma andiamo con ordine e guardiamo i dati.

In Israele vivono poco più di 9 milioni di persone. E’ un Paese molto giovane tanto che ci sono oltre 2 milioni e mezzo di under 16. Le vaccinazioni sono state autorizzate lo scorso dicembre in via d’emergenza dalle autorità sanitarie del Paese soltanto per chi ha più di 16 anni, quindi la popolazione vaccinabile è di 6 milioni e mezzo di cittadini. Di questi, hanno completato il ciclo vaccinale oltre 5 milioni e 600 mila: si tratta del 65% dell’intera popolazione del Paese, la percentuale in assoluto più alta al mondo tra i Paesi con più di 5 milioni di abitanti (il Canada è al 59%, la Spagna al 58%, il Regno Unito è al 57%, l’Italia e la Germania sono al 52%, i Paesi Bassi e la Grecia al 50%, gli USA al 49%, la Francia e la Svizzera al 48%, la Polonia al 46%, la Svezia al 41%, la Finlandia al 35%, la Norvegia al 33%). Il caso di Israele, quindi, è l’esempio del Paese con il più alto numero di vaccinati. Eppure la nuova ondata di contagi sta dilagando nel Paese provocando anche un forte aumento di ricoveri e di decessi. Proprio tra i vaccinati.

Il governo è corso ai ripari imponendi nuove chiusure e restrizioni per ripristinare il distanziamento sociale dopo che, nell’illusione di aver risolto il problema grazie al vaccino, il Paese era tornato alla normalità. Tutti avevamo gioito osservando le immagini della festa del 17 Marzo, quando Israele con la metà della popolazione vaccinata tornava alla normalità senza più chiusure, distanze e mascherine: confidavamo fosse merito dei vaccini e che presto ci saremmo arrivati anche noi. E invece adesso il Paese con più vaccinati è ripiombato nell’incubo della pandemia. E nonostante le nuove restrizioni adottate da due settimane, il contagio continua ad aumentare: ieri i nuovi casi positivi sono stati 3.818 (quasi il doppio rispetto ad una settimana fa), con un tasso di positività del 3,78%. Era dal 2 marzo (esattamente 5 mesi fa) che in Israele non si registrava un numero così alto di contagi giornalieri.

Il numero delle persone attualmente positive in Israele è di 22.345, i pazienti ricoverati in ospedale sono 256, più di quelli della Lombardia che ha un milione di abitanti in più di Israele e una più bassa percentuale di vaccinati. Ieri, inoltre, ci sono stati 10 morti: un numero enorme considerando gli abitanti di Israele, al punto che il premier Naftali Bennett ha convocato per questa sera il gabinetto Covid e si accinge a proporre un nuovo lockdown.

Ma il dato più preoccupante riguarda quello della suddivisione dei casi, dei ricoveri e dei morti tra vaccinati e non vaccinati. Nelle ultime cinque settimane in Israele ci sono stati 9.967 nuovi casi positivi tra i vaccinati e 9.075 nuovi casi positivi tra i non vaccinati. La maggioranza (52,34%) dei nuovi casi, quindi, è stata tra le persone vaccinate.

Ancor più importante il dettaglio dei ricoveri: nell’ultima settimana disponibile in base ai dati forniti dal governo israeliano (18-24 luglio) nel Paese ci sono state 225 nuove ospedalizzazioni. Di questi ricoverati, ben 136 (60,44%) erano vaccinati con ciclo completo mentre solo 89 (39,56%) erano non vaccinati o erano solo parzialmente vaccinati.

Anche tra i decessi è di gran lunga predominante la percentuale dei vaccinati rispetto ai non vaccinati, e infatti nel Paese cresce il malcontento nei confronti del vaccino. Il Governo ha avviato da domenica 1 agosto la nuova campagna con la terza dose, riservata al momento alle persone con più di 60 anni o ai malati cronici (definiti “soggetti fragili“) di tutte le età. Ma l’adesione è molto bassa. Meno di 50 mila persone hanno già effettuato o prenotato la terza dose, che si preannuncia un flop. Tuttavia, alla luce dei numeri epidemiologici, i dubbi della popolazione sono più che comprensibile.

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