Covid, variante Omicron: studio svela una sorprendente evasione dagli anticorpi sia nei guariti che nei vaccinati, “seria minaccia per molti vaccini e terapie esistenti”

"La variante Omicron rappresenta una seria minaccia per molti vaccini e terapie esistenti" contro il Covid, scrivono gli autori di un nuovo studio. I dettagli della ricerca
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La variante Omicron di SARS-CoV-2 è stata rilevata solo di recente nell’Africa meridionale, ma la sua successiva diffusione è stata ampia, sia a livello regionale che globale. Si prevede che diventerà dominante nelle prossime settimane, probabilmente a causa della maggiore trasmissibilità. Una caratteristica sorprendente di questa variante è il gran numero di mutazioni spike che rappresentano una minaccia per l’efficacia degli attuali vaccini anti-Covid e delle terapie anticorpali. Questa preoccupazione è amplificata dai risultati del nostro studio”, scrivono gli autori di uno studio pubblicato su MedRXiv.

Abbiamo riscontrato che la variante Omicron è marcatamente resistente alla neutralizzazione da parte del siero non solo da pazienti convalescenti, ma anche da individui vaccinati con uno dei quattro vaccini anti-Covid ampiamente utilizzati. Anche il siero di persone vaccinate e che hanno ricevuto il booster con vaccini a mRNA ha mostrato un’attività neutralizzante sostanzialmente diminuita contro Omicron”, riportano i ricercatori.

Valutando un gruppo di anticorpi monoclonali per tutti i cluster di epitopi noti sulla proteina spike, abbiamo notato che l’attività di 18 dei 19 anticorpi testati era soppressa o ridotta, compresi quelli attualmente autorizzati o approvati per l’uso nei pazienti. Inoltre, abbiamo anche identificato quattro nuove mutazioni spike (S371L, N440K, G446S e Q493R) che conferiscono una maggiore resistenza anticorpale a Omicron. La variante Omicron rappresenta una seria minaccia per molti vaccini e terapie esistenti per il COVID-19, costringendo allo sviluppo di nuovi interventi che anticipino la traiettoria evolutiva di SARS-CoV-2”, evidenziano gli autori dello studio.

Questi risultati sono in linea con i dati clinici emergenti sulla variante Omicron che dimostrano tassi più elevati di reinfezione e infezioni breakthrough, ossia le infezioni che si verificano in soggetti vaccinati. “In effetti, rapporti recenti hanno mostrato che l’efficacia di due dosi di vaccino Pfizer è scesa da oltre il 90% contro il ceppo SARS-CoV-2 originale a circa il 40% e il 33% contro la variante Omicron nel Regno Unito e in Sudafrica, rispettivamente. Anche una terza dose di richiamo potrebbe non proteggere adeguatamente dall’infezione da Omicron, ma ovviamente è consigliabile farlo. Si prevede che i vaccini che hanno provocato titoli neutralizzanti più bassi andranno peggio contro la variante Omicron”, si legge nello studio.

“La comunità scientifica ha inseguito per un anno le varianti di SARS-CoV-2. Man mano che ne apparivano sempre di più, i nostri interventi diretti alla proteina spike diventavano sempre più inefficaci. La variante Omicron ha ora messo un punto esclamativo su questo punto. Non è troppo inverosimile pensare che questo SARS-CoV-2 sia ora solo a una o due mutazioni dall’essere pan-resistente agli attuali anticorpi, sia monoclonali che policlonali. Dobbiamo escogitare strategie che anticipino la direzione evolutiva del virus e sviluppare agenti che colpiscano gli elementi virali conservati”, concludono i ricercatori.

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