Terremoto in Turchia: fortunatamente almeno gli ospedali erano protetti da sistemi di isolamento sismico

Urge ora proteggere, con i moderni sistemi antisismici, anche i nostri ospedali, oltre alle nostre scuole ed alle tante altre nostre strutture, grazie all’attivazione di adeguate politiche di prevenzione dei rischi naturali
  • Distruzioni causate dai terremoti iniziati il 6 febbraio u.s., in Siria (Harem, Provincia di Idlib)
  • Distruzioni causate dai terremoti iniziati il 6 febbraio u.s., in Turchia
  • Localizzazione degli ospedali isolati sismicamente, in Turchia, nell’area colpita colpita dai terremoti iniziati il 6 febbraio u.s.
  • L'ospedale isolato sismicamente del Distretto di Elbistan, nella Provincia di Kahramanmaraş, in Turchia (comunicazione personale dell’Ing. Mircan Kaya, FIP MEC e UCM PRODUCTIONS, Istanbul, Turchia)
  • L'ospedale isolato sismicamente di Adana, nel South Seyhan, in Turchia (comunicazione personale dell’Ing. Mircan Kaya, FIP MEC e UCM PRODUCTIONS, Istanbul, Turchia)
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MeteoWeb

di Alessandro Martelli (esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA) – Come ben sappiamo e come ho ricordato anche in un mio comunicato appena pubblicato dall’Associazione Meritocrazia Italia (https://www.meritocrazia.eu/rischio-sismico-e-altre-calamita/), è di pochi giorni fa, alle 4:18 del mattino del 6 febbraio, l’accadimento, in Turchia (con epicentro a Gaziantep, a circa 50 km dal confine siriano), della prima e più violenta scossa (di magnitudo momento Mw = 7,9) dei terremoti che tante vittime (almeno 41.000 già accertate, al momento della scrittura di quest’articolo), tanti feriti (circa 63.000) e tante distruzioni hanno causato, sia nella stessa Turchia che in Siria (Figg. 1 e 2).

Tali terremoti (sulla cui origine, purtroppo, sono circolate insistentemente anche “fake news”, secondo le quali essi sarebbero stati generati artificialmente, dagli americani!) risultano aver provocato una spaccatura di 300 km lungo la faglia Est Anatolica.

All’evento ed alle sue catastrofiche conseguenze è tuttora dedicato ampio spazio dai media: giustissimo, ma peccato che, in Italia, ci si occupi delle catastrofi naturali solo DOPO che esse sono avvenute, che, qualche tempo dopo il loro accadimento, esse siano DIMENTICATE e che assai poca attenzione sia dedicata all’attivazione di corrette politiche di PREVENZIONE.

I disastrosi effetti dei terremoti succitati in Turchia sono stati conseguenza non solo della violenza di tali eventi (non riscontrata dai tempi del sisma di Erzincan del 1939, di simile magnitudo momento massima, che provocò 33.000 vittime), ma, in gran parte, anche della perdurante inadeguatezza delle tecniche costruttive tuttora largamente adottate in tale Paese, nonostante esso fosse stato colpito da terremoti violenti anche abbastanza recentemente, come quelli:

  • di Izmit e di Duzce di agosto e novembre 1999 (magnitudo M = 7,6, con 17.000 morti, e M = 7,2, rispettivamente);
  • di Bigol di maggio 2003 (M = 6,4);
  • dell’Anatolia Orientale di gennaio 2020 (magnitudo massima Mmax = 6,7);
  • della Grecia Orientale e della Turchia Occidentale di ottobre 2020 (M = 7,0).

Ed occorre non dimenticare anche terremoti violenti più antichi, come quelli:

  • della Turchia Meridionale e della Siria Settentrionale dell’859;
  • del 1124 (magnitudo stimata Ms = 6,9);
  • del 1513 (Ms = 7,4);
  • di agosto 1822 (Ms = 7,4, con 20.000÷60.000 vittime).

Fortunatamente, il 6 febbraio, almeno in Turchia, non tutti gli edifici erano vulnerabili al sisma: infatti, ormai da diversi anni erano stati costruiti, pure in quel Paese, anche edifici protetti da moderni sistemi antisismici. In particolare, come comunicatomi dal Prof. Mehmet Emre Özcanli, dell’Istanbul Teknik Üniversitesi, 12 ospedali esistenti nell’area colpita dai recenti terremoti erano isolati sismicamente alla base (si vedano la loro localizzazione e due esempi nelle Figg. 3÷5): essi risultano essersi comportati egregiamente, cioè, non solo non essere crollati, ma anche essere rimasti totalmente integri e pienamente operativi immediatamente dopo le scosse sismiche, così da potervi curare i tanti feriti (https://www.ingenio-web.it/articoli/la-protezione-degli-ospedali-dai-terremoti-in-turchia-ancora-una-prova-dell-efficacia-dell-isolamento-sismico/).

Del resto, un analogo ottimo comportamento di importanti ospedali isolati sismicamente (oltre che di edifici di altre tipologie, così protetti, anche italiani) era già stato riscontrato pure in occasione di terremoti violenti precedentemente avvenuti in altri Paesi, ad esempio (https://www.meteoweb.eu/2021/05/violenti-terremoti-e-isolamento-sismico/1689633/):

  1. per l’University of Southern California (USC) Hospital di Los Angeles (California, USA), durante il terremoto di Northridge del 17 gennaio 1994 (Mw = 6,7);
  2. per il Nuevo Ospital Militar La Reina di Santiago (Cile), durante il terremoto di Maule del 27 febbraio 2010 (Mw = 8,8);
  3. per il Christchurch Women’s Hospital (Nuova Zelanda), sia durante il terremoto di Canterbury del 3 settembre 2010 (M = 7,1) che durante quello di Christchurch del febbraio 2011 (M = 6,3);
  4. per l’edificio isolato dell’Ospedale di Lu Shan (Repubblica Popolare Cinese), durante l’omonimo terremoto del 20 aprile 2013 (M = 7,0).

A seguito dei terremoti iniziati in Turchia il 6 febbraio u.s., qualcuno parla o scrive di “epidemia sismica”, che sarebbe ora in agguato: premesso che non si ritiene appropriata questa terminologia, comunque, il rischio d’innesco di ulteriori violenti sismi direttamente da parte dell’evento succitato potrà riguardare solo aree limitrofe a quella della faglia in cui esso si è verificato. Ciò non significa, però, che, anche in Italia, non dobbiamo prestare la massima attenzione al rischio sismico. Infatti, in materia di prevenzione di tale rischio, anche nel nostro Paese non siamo in condizioni molto migliori di quelle in cui si trovano i turchi: sebbene ormai da decenni abbiamo a disposizione le più moderne tecnologie antisismiche (isolamento sismico, dissipazione di energia, ecc.), le applichiamo ancora troppo poco e, tuttora, circa il 70% del nostro edificato (edifici, ponti e viadotti ed impianti, anche a Rischio di Incidente Rilevante – RIR) risulta incapace di resistere ai terremoti ai quali potrebbe essere soggetto (se non altro perché sono già avvenuti in passato).

Come ho già più volte e da tempo scritto (https://www.meteoweb.eu/2020/12/terremoti-prevenzione-ing-martelli-italia-zone-molto-sismiche-scosse-significative-non-buon-segno/1521657/), ricordo che, purtroppo, statisticamente parlando, è “troppo” tempo che un terremoto violento non si verifica in Italia (dal 2016, quando vi furono prima il terremoto di Amatrice, il 24 agosto, di Mw = 6,0, poi quello di Norcia, il 30 ottobre, di Mw = 6,5) e, soprattutto, che un terremoto violentissimo non si verifica in Calabria e/o in Sicilia (terremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908, di Mw = 7,1). Inoltre, limitandosi all’Italia Meridionale (sarebbero di citare anche altre zone, come, ad esempio, quelle del Friuli – Venezia Giulia, del Veronese, dell’Emilia-Romagna, delle Marche e dell’Umbria), occorre non dimenticare anche altri eventi, alcuni dei quali più antichi, che sottolineano l’elevatissimo rischio delle aree interessate, ad esempio i terremoti:

  • dell’Appennino Centro-Meridionale del 9 settembre 1349 (M = 6,7);
  • della Val di Noto, in Sicilia, dell’11 gennaio 1693 (Mw = 7,3);
  • de L’Aquila del 14 gennaio e del 2 febbraio 1703 (Mw = 6,8 e Mw = 6,7, rispettivamente);
  • della Calabria Meridionale del 5 febbraio 1783 (M = 7,1);
  • dell’Irpinia del 23 novembre 1980 (M = 6,9);
  • dell’Abruzzo del 6 aprile 2009 (Mw = 6,3).

Checché qualcuno millanti, “predire” i terremoti (cioè poterne stabilire in anticipo data esatta, posizione esatta d’epicentro e magnitudo esatta), purtroppo, non è ancora possibile (https://www.meteoweb.eu/2013/08/terremoti-martelli-sulle-previsioni-di-luke-thomas-e-solo-un-ciarlatano-che-fa-terrorismo-e-vanifica-il-nostro-lavoro/221139/). Però, è da tempo scientificamente provata la validità dei cosiddetti “esperimenti di previsione dei terremoti” (inizialmente promossi, in Italia, dall’Università degli Studi di Trieste e dall’International Center of Theoretical Physics di Miramare, Trieste, nell’ambito di vaste collaborazioni internazionali), che permettono di “prevedere” che un terremoto di entità superiore ad un valore predefinito abbia un’elevata probabilità di verificarsi, entro un certo tempo (da qualche mese ad 1 o 2 anni) in una vasta area (in Italia, Nord, Centro, Sud ed Area Adriatica). A seguito degli sciami sismici che, usualmente, precedono scosse violente, l’area può poi essere ristretta (come lo fu, ad esempio, in occasione del terremoto dell’Emilia del 20 maggio 2012). Ovviamente, in base ai risultati di questi studi, non è possibile evacuare aree così vaste come quelle da essi allertate. Però, è possibile organizzare adeguatamente la protezione civile e procedere a sistematiche verifiche di sicurezza sismica, quantomeno per le strutture più importanti (scuole, ospedali, ecc.).

I terremoti, comunque, non sono certamente gli unici rischi naturali dai quali dovremmo difenderci adeguatamente, grazie a corrette politiche di prevenzione. Fra tali ulteriori rischi naturali ricordiamo:

  • i maremoti;
  • le alluvioni;
  • le grandi frane e colate di fango;
  • le eruzioni vulcaniche.

I maremoti possono essere generati  (https://www.meteoweb.eu/2021/01/la-violentissima-scossa-dell11-gennaio-1693-in-sicilia-328-anni-fa-il-catastrofico-terremoto-della-val-di-noto/1531845/, https://www.meteoweb.eu/2021/02/i-terremoti-ed-i-maremoti-della-calabria-meridionale-del-1783-foto/1544127/ e https://notizie.tiscali.it/italialibera/articoli/il-maremoto-sulla-isola-tonga-evento-raro-che-abbiamo-gia-conosciuto-anche-in-italiaa/):

– o direttamente da violentissimi terremoti (di magnitudo M ≥ 8,0), con epicentro in mare, a grande profondità;

– o da grandi frane sottomarine indotte da un terremoto, come, ad esempio, accadde, in Italia, in occasione dei già citati eventi della Val di Noto del 1693 (dove è ubicato il grande centro petrolchimico RIR di Priolo-Gragallo), della Calabria Meridionale del 1783 e di Messina e Reggio Calabria del 1908;

– o pure da enormi crolli di montagne sottomarine (come alcuni noti geologi temono possa accadere, prima o poi, per il Vulcano Marsili, che sorge di fronte a Milazzo, città che pure ospita un grande stabilimento petrolchimico RIR).

Dunque, nessun maremoto significativo, pericoloso per le coste italiane, poteva essere innescato dal terremoto in Turchia del 6 febbraio scorso.

Circa le alluvioni, alle quali pure si continua a dedicare troppo poca attenzione, limitandoci a quelle recenti, ricordiamo quelle che colpirono le Marche il 15 ed il 16 settembre 2022 (dove i gravi danni furono in gran parte dovuti alla carente manutenzione dei fiumi ) e Bitti, nel Nuorese, il 28 novembre 2020 (https://www.meteoweb.eu/2020/11/maltempo-lalluvione-di-ieri-in-sardegna-e-la-rabbia-delling-martelli-una-tragedia-prevista-purtroppo-non-ce-solo-il-covid/1513978/.

Per quanto attiene alle grandi frane e colate di fango, è ben nota quella di Casamicciola Terme ad Ischia del 26 novembre 2022, dove il fenomeno non era certamente nuovo, ma nulla era stato fatto per prevenire il disastro e, in particolare, per frenare il notevole abusivismo edilizio (https://www.meteoweb.eu/2022/11/frana-ischia-dichiarazioni-ministri/1001173679/).

Quanto, infine, alle eruzioni vulcaniche, trattasi di fenomeni che sono assai pericolosi in generale (cioè  anche se si verificano in vulcani come l’Etna o lo Stromboli), ma che lo sono soprattutto se tali eruzioni sono di tipo fortemente esplosivo, come quelle che caratterizzano, ad esempio, il Vesuvio (si ricordi, in particolare, l’eruzione che tanti danni e vittime –  pure a causa della “nube ardente” che la seguì – provocò a Pompei ed Ercolano nel 79 d.C.). Però, essendo assai rari, tali eventi, in Italia, sono da tempo totalmente dimenticati.

Altrimenti, come si giustifica la costruzione dell’Ospedale del Mare (il più grande ospedale del Napoletano), nel 2015, in un’area che già allora era molto prossima alla Zona Rossa del Vesuvio ed ora è al suo interno (https://www.meteoweb.eu/2022/11/basta-sparare-sentenze/1001174463/)?

E come si giustifica la recente decisione di costruire anche un secondo ospedale, nella Zona Rossa?

In conclusione, si ritiene indispensabile e molto urgente che siano avviate, anche in Italia, corrette politiche di prevenzione dei rischi naturali. Ricordo nuovamente che, a tal fine, a seguito della succitata alluvione a Bitti nel 2020, alla fine di quell’anno fu lanciata una petizione indirizzata al nostro Governo, ai nostri Governatori Regionali ed ai Segretari dei nostri partiti politici (http://chng.it/gf7T6ZVF), che, a tutt’oggi, è già stata firmata da 885 persone.

Recentemente, poi, è stata presentata, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, una prima proposta di legge, relativa alla prevenzione del rischio sismico per le scuole e per gli ospedali, perché questi sono gli edifici strategici ritenuti più importanti (per questi edifici, tale proposta incentiva l’utilizzazione dell’isolamento sismico e degli altri moderni sistemi antisismici).

Contemporaneamente, sono già in corso contatti con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per quanto attiene alla prevenzione del rischio sismico per gli impianti RIR, pure grazie all’uso dei moderni sistemi antisismici.

Concludo sottolineando, per l’ennesima volta, che adeguate politiche di prevenzione dal rischio sismico e dagli altri rischi naturali sono indispensabili per proteggere non solo tutte le nostre strutture ed i tanti nostri capolavori (https://wwwmeteoweb.eu/2021/06/isolamento-sismico-la-protezione-delle-opere-darte-dal-terremoto/1694680/), ma, soprattutto, le nostre vite e quelle dei nostri posteri.

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