Lockdown files, la Finanza: “Ministero della Salute non era in grado di tradurre i testi Oms dall’inglese”

Covid, l'informativa della Finanza tra i "lockdown files" dell'inchiesta di Bergamo: "il Comitato tecnico scientifico era diventato un organo politico"
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Emergono particolari inquietanti sulla gestione della pandemia di Covid-19 da parte del Ministero della Salute guidato da Roberto Speranza: nelle carte dell’inchiesta della Procura di Bergamo, diffuse in questi giorni tramite un’informativa della Guardia di Finanza che ha svolto le indagini e popolari come “Lockdown files” su tutti i social network, emergono tutti gli errori-orrori del governo guidato da Giuseppe Conte con alcuni dettagli davvero raccapriccianti.

Nell’informativa dei finanzieri, infatti, emerge che “la direzione prevenzione del ministero della Salute non disponeva di personale in grado di tradurre correttamente dall’inglese all’italiano“. E i documenti “da tradurre venivano inviati” ad una società a Cagliari. Questa “circostanza potrebbe spiegare il perché alcuni provvedimenti ministeriali sono stati adottati diversi giorni dopo la pubblicazione degli alert da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità“. In quel periodo (febbraio 2020), gli italiani comuni leggevano su twitter gli avvisi dell’Oms in inglese, ed erano molto più aggiornati sulla situazione rispetto a quanto non lo fossero le strutture del governo e del ministero che non erano in grado di tradurle! Solo dopo il 20 febbraio, quindi dopo il paziente 1 di Codogno, “è iniziato un frenetico e caotico tentativo di organizzare il sistema di risposta“, si legge nell’informativa. Prima di quella data, “poco o nulla è stato fatto, ad ogni livello, anche in ragione della frammentazione delle responsabilità e della poca chiarezza della linea di comando“. Anzi. Fino a quella data gli esperti governativi (Burioni su tutti) andavano in televisione a dire che non bisognava in alcun modo preoccuparsi del virus, e il leader del Partito Democratico che era al governo del Paese, allora anche governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, partecipava agli “aperitivi contro la paura” che il suo partito organizzava in tutt’Italia insieme alla campagna “abbraccia un cinese” per “contrastare l’odio razziale contro i cinesi alimentato della destra di Salvini e Meloni“.

Dall’opposizione, invece, chiedevano interventi stringenti sugli arrivi dalla Cina, a prescindere dalla nazionalità di chi arrivasse ma semplicemente per bloccare il virus, consapevoli che Milano fosse la città con il maggior numero di collegamenti aerei diretti con Wuhan. E infatti non è un caso se poi l’Italia è stato il primo Paese dell’occidente ad essere colpito del virus. Questa circostanza, cioè che l’Italia sia stato il primo Paese investito da un virus sconosciuto, è utilizzata oggi dai sostenitori del governo di allora per giustificarsi e scaricare le loro responsabilità ma è invece proprio il motivo per cui è corretto indagare: il punto è come e perché l’Italia sia diventato il Paese più esposto e per primo colpito dal virus, come e perchè il virus sia arrivato in Europa e in occidente tramite l’Italia, e se l’Italia poteva fare qualcosa per evitarlo.

Nell’informativa della Guardia di Finanza si legge anche che il Comitato tecnico scientifico era nato “come ausilio e supporto tecnico scientifico per il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, anche se poi è diventato non solo un organo consultivo del potere politico“. In più occasioni, l’allora ministro Roberto Speranza “ha concordato con Silvio Brusaferro (direttore dell’Iss e componente del Cts, ndr) quale sarebbe poi stata l’indicazione del comitato sui vari quesiti che gli venivano posti“. Inoltre, “come si evince dai verbali, alle riunioni del Cts vi ha partecipato lo stesso ministro, il vice ministro Pierpaolo Sileri, la sottosegretaria Sandra Zampa e, in alcuni casi, il presidente Giuseppe Conte, circostanze, queste, che, unitamente al fatto che lo stesso Cts era composto da diversi dirigenti ministeriali, potrebbero aver inciso sulla piena autonomia di questo organo“. Insomma, non era un organo scientifico ma politico. E non erano, quindi, i tecnici a dire alla politica cosa fare, ma più o meno il contrario: una modalità che spiega anche le assurdità anti scientifiche vissute per tutto il periodo di zone rosse, coprifuochi e modalità delle chiusure che mai sarebbero state partorite da menti che usassero la logica e il buon senso.

L’inchiesta della Procura di Bergamo, in sostanza, certifica quello che i “negazionisti” e “complottisti” (come venivano etichettati) sostenevano in quel periodo. Dopo tre anni sappiamo da documenti ufficiali delle autorità dello Stato che invece proprio i “complottisti” erano gli unici ad averci capito qualcosa.

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