Gli antichi aurochs rivivono: scoperto il segreto genetico degli antenati del nostro bestiame

Gli aurochs europei affrontarono dure sfide ambientali durante l’Ultimo Massimo Glaciale
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Gli aurochs (Bos primigenius), o uro, sono i possenti antenati selvaggi del bestiame domestico che oggi rappresenta una delle principali fonti di cibo e lavoro per l’umanità. Studi recenti hanno permesso di scoprire nuove informazioni su questa specie ormai estinta, che ha dominato gli ecosistemi di Eurasia e Nord Africa per centinaia di migliaia di anni, fino alla loro scomparsa circa 400 anni fa. Un’indagine pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature ha portato alla luce dettagli genetici inediti di quattro popolazioni distinte di uro, rivelando come siano state plasmate da processi migratori, cambiamenti climatici e pressioni esercitate dalle attività umane.

L’antenato selvatico del bestiame moderno: chi erano gli aurochs?

Gli aurochs rappresentano una linea genetica unica tra i bovini: enormi, robusti, perfettamente adattati agli ambienti naturali in cui vivevano. Questi animali, di grande imponenza, giocarono un ruolo essenziale nei contesti preistorici come parte integrante degli ecosistemi che popolavano e come risorsa per i primi gruppi umani. Dai primi insediamenti neolitici, l’addomesticamento di questi bovini selvatici iniziò a trasformare la relazione tra uomo e animale, un processo che avrebbe condotto, nel corso di migliaia di anni, alla creazione di diverse razze di bestiame domestico. Attualmente, il bestiame rappresenta circa un terzo della biomassa dei mammiferi terrestri, ma la storia genetica dei loro antichi progenitori era ancora per lo più sconosciuta fino a questa ricerca.

Il complesso mosaico genetico degli aurochs

Daniel Bradley e il suo team hanno analizzato 38 antichi genomi di aurochs, tracciando un percorso genetico che copre circa 47.000 anni e attraversa le diverse regioni dell’Eurasia e del Nord Africa. Il loro obiettivo era capire come ogni popolazione di uro avesse reagito e si fosse adattata ai mutamenti climatici e alle influenze umane che caratterizzarono il periodo. Le quattro popolazioni principali identificate nello studio includono:

  1. Aurochs europei
  2. Aurochs del sud-ovest asiatico
  3. Aurochs del nord asiatico
  4. Aurochs del sud asiatico

Per ciascuna di queste popolazioni, i ricercatori hanno tracciato percorsi genetici unici, che raccontano una storia complessa e stratificata di adattamento e resistenza alle forze naturali e antropiche.

L’Europa e l’Ultimo Massimo Glaciale

Gli aurochs europei affrontarono dure sfide ambientali durante l’Ultimo Massimo Glaciale (circa 20.000-26.000 anni fa), un periodo caratterizzato da temperature estremamente rigide che ridussero drasticamente i loro habitat. Confinati nelle aree meridionali dell’Europa, soprattutto nella penisola iberica, riuscirono a sopravvivere e, al termine della glaciazione, intrapresero una ricolonizzazione delle terre occidentali del continente, mostrando una notevole capacità di adattamento. Questo spostamento ha lasciato tracce profonde nei loro genomi, evidenziando come i cambiamenti climatici abbiano inciso in modo permanente sulle loro popolazioni.

Il sud-ovest asiatico: culla dell’addomesticamento

Diversa, ma altrettanto cruciale, è la storia degli aurochs del sud-ovest asiatico. Questi animali furono probabilmente i primi a essere addomesticati dai gruppi umani durante il Neolitico, un passaggio fondamentale nella storia dell’umanità che segnò l’inizio dell’agricoltura e della vita stanziale. I genomi analizzati suggeriscono che il bestiame moderno discenda in larga parte da un numero limitato di aurochs addomesticati proprio in questa regione. Questo restringimento genetico – noto come “gola di bottiglia” – ha inciso sulla variabilità genetica del bestiame moderno e continua a influenzare i tratti genetici di resistenza e produttività nelle specie attuali.

Le popolazioni dell’Asia centrale e meridionale: una genetica modellata dalla diversità climatica

L’Asia centrale e meridionale, con i suoi climi variabili, ha rappresentato per gli aurochs un contesto diverso ma ugualmente impegnativo. Le popolazioni di aurochs in queste regioni si sono evolute seguendo traiettorie genetiche complesse, influenzate sia dai cambiamenti ambientali sia dai contatti con altre popolazioni. Questa mescolanza genetica si riflette oggi nella resilienza di alcune razze di bestiame dell’Asia, adattate a climi caldi e secchi. È interessante notare come gli aurochs di queste aree abbiano contribuito al patrimonio genetico di alcune razze bovine locali, che conservano caratteristiche di resistenza a condizioni climatiche estreme.

Il patrimonio genetico degli aurochs e il bestiame moderno

L’analisi dettagliata del DNA degli aurochs ci permette di comprendere meglio non solo la loro storia, ma anche come le loro eredità genetiche abbiano plasmato i tratti del bestiame domestico moderno. La comprensione di queste dinamiche evolutive è cruciale per affrontare le sfide future, soprattutto in termini di adattamento alle variazioni climatiche. I ricercatori suggeriscono che ulteriori studi potrebbero svelare come le varianti genetiche degli aurochs abbiano influenzato la resistenza alle malattie, la capacità di adattamento e la produttività delle attuali razze bovine. Queste informazioni possono rivelarsi utili per lo sviluppo di strategie di allevamento più sostenibili e resistenti ai cambiamenti climatici.

Un’eredità che vive attraverso i secoli

Gli aurochs, sebbene estinti, continuano a influenzare indirettamente la vita moderna. La loro storia genetica, recuperata da antichi frammenti di DNA, non è solo un affascinante racconto di adattamento e sopravvivenza, ma anche una risorsa di conoscenza preziosa per l’allevamento del bestiame e la conservazione della biodiversità. Grazie alla ricerca scientifica, oggi possiamo esplorare le tracce genetiche lasciate da queste creature e comprendere come la loro resilienza possa ispirare soluzioni sostenibili per il futuro dell’agricoltura e dell’ecologia.

Gli aurochs non sono solo un’eco del passato, ma un ponte che collega la storia antica con le sfide dell’epoca contemporanea, offrendo risposte a domande ancora aperte sull’evoluzione del bestiame e sull’impatto che l’umanità ha avuto e continua ad avere sugli ecosistemi terrestri.

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