Siamo riusciti a ridurre il rischio di malattie mortali come quelle cardiovascolari e molte altre, ma non abbiamo avuto altrettanto successo contro i tumori: ciò perché sono malattie complesse, mai identiche tra di loro, fatte di cellule differenti, che si nutrono molto più di quelle sane, soprattutto quando attaccate dalle terapie standard.
Nel suo nuovo libro “Il cancro a digiuno”, Valter Longo, biogerontologo di fama internazionale, si è avvalso dei risultati di trent’anni di ricerca di base e clinica per dimostrare l’efficacia della Dieta Mima-Digiuno e della Dieta della Longevità nella riduzione dei fattori di rischio dei tumori e altre malattie dell’invecchiamento e come Jolly terapeutici a rinforzo delle tradizionali terapie anti-cancro.
Per realizzare il nuovo libro del dott. Longo, “abbiamo condotto numerose ricerche per dare indicazioni che siano affidabili e chiare, sia per la prevenzione che per la terapia,” spiega a MeteoWeb la dott.ssa Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista, Responsabile Scientifico della Fondazione Valter Longo Onlus. Più nello specifico, riguardo la prevenzione, “l’ideale è seguire la Dieta della Longevità, già riportata dal dott. Longo nel suo primo libro, perché mantiene bassi i livelli di zuccheri e proteine che attivano i meccanismi intracellulari proinvecchiamento che possono rappresentare un fattore di rischio per la proliferazione cellulare. Se velocizziamo l’invecchiamento, si crea un fattore di rischio che può portare allo sviluppo di tumori“. Se invece, “sono già presenti cellule tumorali, queste tendono a crescere più velocemente“.
Nel libro “sono presenti tante storie di pazienti che abbiamo seguito in Fondazione, che hanno raccontato la loro esperienza in prima persona, dando una testimonianza diretta“.
La Dieta della Longevità nella prevenzione dei tumori
Oltre che su solide evidenze scientifiche, la Dieta della Longevità, che prevede un regime alimentare vegano–pescetariano, è basata sulla dieta delle zone del mondo con un alto tasso di centenari. Racchiude tradizioni e abitudini dei gruppi di centenari più sani al mondo, tra i quali quelli di Molochio in Calabria, quelli di Okinawa, di Loma Linda in California, della Costa Rica e della Grecia, che hanno evidenziato come ad un’alimentazione a basso contenuto di proteine animali corrisponda una minore incidenza di tumori e, in generale, una vita più lunga.
Il ruolo delle proteine – Grazie all’apporto contenuto di proteine animali – responsabili dell’attivazione dei geni della crescita, come IGF-1 e S6K-TOR, implicati nella proliferazione cellulare e nelle patologie legate all’invecchiamento, tra cui il tumore – la Dieta della Longevità offre una potente arma contro il cancro, la patologia più rappresentativa legata all’avanzamento dell’età perché dipende da una serie di fattori fortemente influenzati dal processo di invecchiamento: danni al DNA, infiammazione, riduzione del funzionamento del sistema immunitario, ecc.
Le proteine animali “vengono chiamate ‘nobili’ perché contengono amminoacidi che non sono presenti (o lo sono in quantità ridotte) nelle verdure: ai cereali ne manca un tipo, ai legumi ne manca un altro, ma se questi si combinano si rimedia alla eventuale carenza“. Insomma, chi segue un’alimentazione vegetariana/vegana “deve solo fare un po’ più di attenzione“. Se si segue la Dieta della Longevità, “è difficile avere carenza di proteine, perché è un regime alimentare che prevede anche il consumo di pesce“.
“Mi trovo spesso a elaborare diete e fare i calcoli relativi alle proteine, che sono molto complessi: le proteine sono ovunque, anche nei cereali, nelle verdure, in questi casi sono poche ma ci sono, e vanno a finire tutte nei calcoli, senza dimenticare che sono presenti anche nei legumi e nelle noci. Le persone timorose nell’approcciarsi a un’alimentazione principalmente vegetale possono quindi stare tranquille, non incorrono nel rischio di avere un deficit di proteine,” ha precisato la dott.ssa Cervigni. Per quanto riguarda in particolare i vegani, che non assumono prodotti animali, basta seguire semplici accorgimenti, come “combinare verdure, cereali con semi o frutta secca, ad esempio riso con piselli e noci. Basta abbinare cereali, legumi e una fonte di grassi, frutta secca o semi. Oltre chiaramente all’integrazione della vitamina B12, non presente nei prodotti di origine vegetale“.
Nelle persone adulte l’assunzione di proteine dovrebbe limitarsi a 0,8 grammi di proteine per chilogrammo di peso corporeo ideale, il che significa che se una persona è sovrappeso o obesa, il peso in base al quale deve essere calcolata la corretta assunzione di proteine deve essere riferito a una via di mezzo tra peso effettivo e quello, appunto, ideale.
Degni di nota, in tal senso, sono i risultati dello studio epidemiologico altamente citato realizzato dal Professo Longo che evidenziano come le persone che adottano una dieta a basso contenuto di proteine – meno del 10% delle calorie giornaliere – hanno un rischio quattro volte minore di sviluppare tumori rispetto a coloro che consumano una dieta ad alto contenuto di proteine – più del 20% delle calorie giornaliere.
Il ruolo degli zuccheri – Come nel caso delle proteine, zuccheri e carboidrati raffinati e ricchi di amido – come pasta, riso, pane, patate – dovrebbero essere limitati, in modo da fornire nutrimento senza provocare alti livelli di insulina, né promuovere l’accumulo di grasso e l’insulino-resistenza. Questi cibi, infatti, inducono un immediato rilascio di zuccheri nel sangue, proprio come lo zucchero da tavola, accelerando il processo di invecchiamento.
Mangiare per sole 12 ore al giorno – Il Professor Longo si distacca da molti suoi colleghi esperti di digiuno consigliando alle persone sane di non digiunare per oltre 12 ore al giorno, mentre nella terapia di vari tipi di tumori è consigliabile spingersi anche fino a 13-14 ore giornaliere di digiuno.
Il digiuno notturno, spiega la nutrizionista, “in caso di pazienti che hanno il tumore al seno va esteso a 13 ore: studi recenti hanno provato che in donne colpite dalla malattia, fare questo tipo di digiuno è associato a una minore probabilità di recidive“.
Perché perdere peso e fare attività fisica – Accanto a un’alimentazione corretta, non va dimenticato il ruolo dell’esercizio fisico: “E’ un’attività che va fatta secondo tolleranza: ad esempio, le persone che sono state operate all’intestino o al seno hanno subito interventi che impediscono di fare attività fisica per un po’ di tempo, ma, quando possibile, è bene farla. In particolare sono benefici gli esercizi di rafforzamento muscolare e di tipo aerobico, come passeggiate, nella natura se possibile, per avere anche un effetto rilassante,” evidenzia la dott.ssa Cervigni. La massa muscolare non deve essere persa, “perché aiuta a metabolizzate meglio i farmaci“.
E’ importante inoltre che il paziente oncologico, “se in sovrappeso o obeso, perda peso, perché il grasso è un fattore di rischio sia dal punto di vista delle prevenzione che della prognosi: una persona obesa ha meno possibilità di guarire in maniera completa“. Alcune donne poi “possono assumere peso per le terapie ormonali che devono seguire: la dieta in questi casi può essere di supporto alla terapia farmacologica e limitare gli effetti indesiderati delle terapie“.
Per approfondire:
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Chi è Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista
Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista, Responsabile Scientifico della Fondazione Valter Longo Onlus, ha al suo attivo un dottorato di ricerca alla Open University nel Regno Unito conseguito focalizzando i suoi studi in ambito oncologico, con un particolare focus nelle ricerche di biologia cellulare. Ha collaborato, inoltre, come ricercatrice post-dottorato con il Comitato Nazionale delle Ricerche (CNR) di Napoli e con l’Università VitaSalute San Raffaele di Milano, occupandosi di malattie neurodegenerative.
I suoi studi in Nutrizione e Dietetica, con un Master di secondo livello all’Università Politecnica delle Marche, le permettono di completare il suo percorso formativo integrando fra le sue competenze le terapie farmacologiche per diverse patologie attraverso una terapia alimentare. Collabora con la Fondazione Valter Longo Onlus fin dalla sua creazione e assiste quotidianamente pazienti con diverse patologie provenienti da tutto il mondo.
Cos’è la Fondazione Valter Longo Onlus, la prima in Italia dedicata a ottimizzare la longevità
Offrire a tutti l’opportunità di una vita più lunga e sana. È questo il mantra che ha ispirato Valter Longo, scienziato e biogerontologo di fama internazionale, nella creazione della Fondazione Valter Longo Onlus, che opera per prevenire e curare gravi malattie e permettere a tutti, bambini e adulti, anche in povertà, di vivere sani e a lungo. La prima in Italia dedicata a favorire la longevità sana attraverso l’educazione alimentare nelle scuole ed il sostegno alle persone fragili e in difficoltà nella prevenzione e cura di gravi malattie.
Una Fondazione concentrata sulla creatività, ma anche sull’approccio multidisciplinare tipico dell’ambito universitario. Un approccio unico, che combina la biologia molecolare, la dietologia e la medicina per informare, assistere e curare sempre più persone, dall’infanzia agli anni d’argento, per accompagnarle verso una longevità sana – intendendo per longevità una vita di durata superiore alla media. In particolare, il lavoro della Fondazione si focalizza sulla ricerca del nesso tra nutrienti e geni della longevità per vivere in salute più a lungo e dar vita a quella che può essere definita una “longevità programmata”.
La missione della Fondazione è rallentare e combattere l’insorgenza di importanti patologie correlate all’avanzare dell’età o non trasmissibili – quali tumori, diabete, obesità, malattie cardiovascolari, autoimmuni, come il Morbo di Crohn e la sclerosi multipla, e patologie neurodegenerative come l’Alzheimer – promuovendo l’educazione alimentare e la crescente diffusione di uno stile di vita bilanciato e di abitudini alimentari salutari.
“Non tutti sono consapevoli che la nutrizione è uno dei più potenti farmaci naturali a nostra disposizione, sia in un’ottica preventiva che in un percorso di cura”, tiene a precisare Valter Longo. Ecco perché il lavoro della Fondazione Valter Longo Onlus si focalizza sulla ricerca del nesso tra nutrienti e geni della longevità per vivere in salute più a lungo. Una vera e propria strategia biologica evoluta per poter influire sulla longevità e sulla salute attraverso strategie di protezione e rigenerazione come la dieta e il digiuno.
Fondazione Valter Longo Onlus intende educare, formare e collaborare con un esercito di 10mila nutrizionisti per trasformarli in veri e propri ambasciatori della sana longevità e dare un contributo concreto alla salute di adulti e bambini.