E’ in corso da ieri l’esercitazione nazionale di protezione civile sul rischio sismico “Sisma dello Stretto 2022“, promossa e organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile. Protagoniste le Regioni Sicilia e Calabria: sono coinvolti 37 Comuni della Provincia di Reggio Calabria e 19 Comuni della Provincia di Messina.
Lo scenario prevede la simulazione di un terremoto di magnitudo 6 verosimilmente capace di innescare effetti ambientali a terra, come frane e liquefazioni, e fenomeni di maremoto che potenzialmente interesserebbero numerose località costiere, tra cui le 2 città dello Stretto.
L’esercitazione si compone di una parte reale di “test” che prevede l’effettivo impiego di risorse a livello nazionale e locale in tutta una serie di attività di protezione civile e di una parte di attività da effettuare per “posti di comando”, ovvero da remoto, come la verifica della comunicazione tra centri operativi attivati ai diversi livelli territoriali.
“Leggo dell’esercitazione della Protezione Civile sullo Stretto di Messina, soprattutto in considerazione della finalmente riconosciuta elevata pericolosità sismica di Regioni come la Calabria da parte delle Istituzioni. Ne sono davvero lieto: finalmente anche le Istituzioni si sono svegliate,” ha dichiarato a MeteoWeb l’ing. Alessandro Martelli, luminare di fama internazionale ed esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA, nonché tra i più eccellenti e instancabili sostenitori dell’importanza della prevenzione sui terremoti in Italia.
“Dell’elevata pericolosità sismica della Calabria (oltre che della Sicilia) ne scrivo da anni, in particolare su MeteoWeb: ricordo, ad esempio, quanto scrissi, in febbraio dell’anno scorso, sui terremoti (di Magnitudo Momento massima stimata MW = 7,1) ed i successivi maremoti della Calabria Meridionale del 1783, che causarono 30.000 vittime, nonché su quelli di Messina e Reggio Calabria del 1908 (con un terremoto della stessa magnitudo momento succitata), di cui avevo scritto già nel 2016, che causarono oltre 120.000 morti,” prosegue l’esperto. “Nel 2020 dichiarai (facendo riferimento, in particolare, alla Calabria): “da troppo tempo zone molto sismiche non registrano scosse significative, non è buon segno”. Ribadisco quanto sopra (è inutile fare scongiuri). Esercitazioni della protezione civile vanno benissimo, ma la protezione civile interviene dopo l’evento, per limitarne le vittime ed i danni“. Secondo Martelli “è ancora più importante, a mio parere, INTERVENIRE PRIMA del terremoto violento, costruendo strutture sismicamente sicure ed adeguando correttamente quelle esistenti, se insicure. Ciò vale, in particolare (ma non solo), per gli edifici strategici e pubblici (soprattutto per le scuole e gli ospedali) e per gli impianti a rischio di incidente rilevante“.
“Come ormai ho più volte scritto – sottolinea l’esperto – efficacissime tecnologie antisismiche, applicabili sia agli edifici di nuova costruzione che a quelli esistenti, come (soprattutto) quelle d’isolamento sismico e di dissipazione di energia, le possediamo anche in Italia, ormai da decenni. Esse sono utilissime anche per gli edifici residenziali. Ad essi, la prima applicazione italiana dell’isolamento sismico ad un edificio residenziale fu proprio in Calabria, a Squillace Marina, nel 1992“.
“Ciò detto, ripensando all’esercitazione della protezione civile che ho citato, vorrei almeno sapere quale è il livello di sicurezza sismica attuale delle scuole e degli altri edifici strategici e pubblici italiani, soprattutto in CALABRIA, che, ribadisco è una delle Regioni italiane a maggior rischio sismico,” evidenzia Martelli.
“Quanto, poi, in particolare, tecniche come l’ISOLAMENTO SISMICO e la DISSIPAZIONE DI ENERGIA sono state utilizzate per la messa in sicurezza delle SCUOLE CALABRESI? Mi è stato detto che alcune scuole così protette ce ne sono anche in Calabria, ma non sono riuscito a sapere dove,” conclude Martelli.