“L’Italia è il Paese con più bassa capacità di ‘detection’: avete trovato solo il 10% dei casi reali“. Lo scriveva Benedetta Allegranzi, all’epoca responsabile per il controllo infezioni dell’Oms, in una mail, del 15 aprile 2020, inviata a Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto superiore di sanità. Questa mail è finita agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sull’emergenza Covid. L’Italia, riassume la Gdf, “secondo Benedetta Allegranzi, di Oms, ha mostrato gravi carenze nell’individuazione dei casi reali”.
Il 2 marzo 2020, tra l’altro, si legge ancora in una relazione delle Fiamme Gialle, “nel corso di una riunione del Cts presso la sede della Protezione Civile, con la presenza del Presidente del Consiglio Conte, la vice capo di Gabinetto Tiziana Coccoluto ha imposto a Brusaferro di non riferire al Premier che vi erano dei ritardi nella ricezione dei dati sul contagio“.
Riguardo le mascherine per i medici siamo “nel caos“, scriveva Brusaferro in una chat ad Allegranzi il 25 marzo del 2020. Brusaferro fa riferimento ad una lettera dei medici ospedalieri Anaao-Assomed in cui si esprimeva preoccupazione per l’incolumità dei sanitari. “Capisco che è una situazione molto difficile (…) – scrive Allegranzi – bisognerebbe rispondere a questa lettera spiegando come stanno le cose (…) ma capisco sia difficile”. “Domani ovviamente lo farò – risponde Brusaferro – Era solo per darti idea della pressione”. “C’è movimento sull’upgrade dei mezzi di protezione? – chiede poi Brusaferro – Mi arrivano segnalazioni informali“. La funzionaria Oms nega, e chiede da chi arrivi la segnalazione. Brusaferro fa il nome di un importante scienziato italiano, molto in vista in quei giorni. “E’ mal informato”, gli risponde l’altra. “E’ che siamo nel caos“, conclude Brusaferro.
Inoltre, si legge ancora nell’informativa, “il Ministro Speranza ha, più volte, influenzato le scelte del Cts per mezzo di Brusaferro, come si rileva dalla chat fra loro due”.
Inchiesta Covid, “il Ministero aspettò 16 giorni per verifica dpi”
“Benché il primo segnale di allerta sia stato diramato dall’Oms il 5 gennaio 2020, solo dal 21 gennaio 2020 il Ministero della Salute risulta aver iniziato a programmare la verifica della ‘dotazione di dispositivi di protezione individuale (dpi) e il livello di quelli necessari, su tutti gli uffici, anche marittimi'”. E’ quanto emerge negli atti di chiusura dell’inchiesta sul Covid della Procura di Bergamo. “Uno dei maggiori problemi a cui si è dovuto far fronte per la gestione della pandemia è stata la carenza di dispositivi di protezione individuali (dpi), dispositivi medici (dm) e tamponi, comprensivi del relativo kit. Una piena attuazione del piano pandemico nazionale e di quelli regionali avrebbe verosimilmente ridotto gli effetti di queste deficienze, atteso che prevedeva proprio uno stoccaggio preventivo“, scrivono i magistrati.
Negli atti di chiusura dell’inchiesta, quasi 2500 pagine, “emerge la consapevolezza da parte degli organi di prevenzione in ordine al fatto che, già il 25 gennaio 2020, fosse ben noto che il mancato approvvigionamento dei dpi sarebbe potuto diventare anche un problema di ‘ordine pubblico’ in caso di fossero stati ‘casi in Italia‘”.