Quella del coronavirus è ormai una pandemia che si sta diffondendo in tutto il mondo. Secondo gli ultimi dati del Center for Systems Science and Engineering della Johns Hopkins University, nei Paesi Bassi, i casi totali sono 2.051 e le vittime sono 58. L’Italia sta sperimentando sulla propria pelle quanto il virus possa diffondersi velocemente, tanto che dal 21 febbraio ad oggi i casi totali nel nostro Paese sono oltre 31.000 e le vittime sono più di 2.500.
Dai Paesi Bassi arrivano critiche al governo italiano per il modo in cui ha deciso di fronteggiare l’emergenza, mettendo l’intero Paese in lockdown. “La reazione dell’Italia è molto stupida ed esagerata. Ora stanno chiudendo tutta la loro economia e non sono in grado di mantenere l’assistenza sanitaria, che si aggiungerà alla crisi”, ha detto Ira Helsloot, professore di gestione della sicurezza alla Radboud University Nijmegen. “A differenza dell’Italia, siamo un Paese ricco con un’ottima assistenza sanitaria e un governo che ascolta il National Institute for Public Health and the Environment (RIVM)”, ha aggiunto.
Secondo Marion Koopmans, direttrice di virologia dell’Erasmus MC, rallentare il virus impedirà ai Paesi Bassi di affrontare le stesse condizioni dell’Italia. “Nel nostro Paese, ci addestriamo regolarmente per diversi scenari di disastro. È successo, per esempio, durante l’esercitazione a grande scala Dutch Flu nell’area di Rotterdam ad ottobre. Inoltre, sappiamo dalle pandemie di influenza e da quello che ora vediamo in Italia, che i problemi nascono quando si hanno davvero tanti pazienti insieme in un breve periodo di tempo. Bisogna tenere in considerazione anche che i nostri ospedali naturalmente non sono vuoti”, ha detto. Secondo Helsloot, lo scenario apocalittico non è tanto la diffusione del virus, “ma un governo che adotta misure troppo pesanti, che colpiscono l’economia e la sanità pubblica”.
Tra il 50 e il 60% dei 17,4 milioni di abitanti dei Paesi Bassi dovranno contrarre il coronavirus per raggiungere un livello di immunità di gregge, secondo Jaap van Dissel, direttore del RIVM. Questo, ha spiegato, è il motivo per il quale il governo ha scelto un programma di “massimo controllo”, come sottolineato dal primo ministro Mark Rutte nel suo discorso alla nazione. “Il coronavirus ha il nostro Paese nella sua morsa. Il nostro Paese e il mondo intero. Nelle ultime settimane, molti di noi si sono sentiti come su delle montagne russe che sembrano andare sempre più veloci. Chiedendoci: sta succedendo davvero? Dopo tutto, le misure adottate qui e altrove non hanno precedenti in tempo di pace”, ha detto Rutte. “Considerate tutte le notizie sia nazionali che dall’estero e tutti gli eventi che si stanno verificando a velocità record, è totalmente comprensibile che tutti siano preoccupati […] Per rispondere alle molte domande della gente, abbiamo bisogno della conoscenza e dell’esperienza degli esperti. Atteniamoci a quelle. E ad esperti come Jaap van Dissel e ai suoi colleghi del National Institute for Public Health and the Environment. Ai virologi, ai dottori delle terapie intensive e agli altri specialisti. Fin dall’inizio, i loro consigli sono stati la forza motrice dietro le misure che abbiamo adottato nei Paesi Bassi finora”.
“La realtà è che il coronavirus è qui in mezzo a noi, ed è qui per restare. Non ci sono soluzioni veloci o facili a questa situazione molto difficile. La realtà è anche che nel prossimo futuro una grande porzione della popolazione olandese sarà infettata dal virus. Questo è quello che ci dicono gli esperti. Ci dicono anche che, mentre aspettiamo che sia sviluppato un vaccino o un trattamento, possiamo ritardare la diffusione del virus e allo stesso tempo, costruire un’immunità nella popolazione in maniera controllata. Lasciate che vi spieghi cosa implica. Chiunque abbia avuto il virus solitamente è immune dopo. Proprio come il morbillo in passato. Più grande sarà il gruppo che acquisirà l’immunità, più piccola sarà la possibilità che il virus possa fare il salto alle persone più anziane e vulnerabili o alle persone con problemi di salute pregressi. Lo scopo dell’immunità nella popolazione è costruire, per così dire, un muro protettivo intorno a questo gruppo”, ha continuato Rutte.
“Ma è importante comprendere che possono servire mesi o persino di più per costruire un’immunità nella popolazione e nel frattempo dobbiamo proteggere il più possibile i gruppi ad alto rischio. Se consideriamo il quadro generale, abbiamo 3 possibili approcci. Il primo: controllare il virus il più possibile. Questo dovrebbe portare ad una diffusione controllata tra i gruppi meno a rischio. Questo è l’approccio che abbiamo scelto. Massimo controllo significa adottare misure mirate a ridurre il picco delle infezioni e a scaglionare queste infezioni in un periodo di tempo più lungo. Adottando questo approccio, uno in cui la maggior parte delle persone sperimenterà solo sintomi minori, possiamo sia costruire l’immunità che assicurare che il nostro sistema sanitario sia in grado di andare avanti. In modo che le nostre case di riposo, i nostri servizi di assistenza domiciliare, i nostri ospedali e soprattutto le nostre unità di terapia intensiva non vengano sopraffatti. E in modo che ci sia sempre abbastanza capacità da aiutare le persone che ne hanno più bisogno”, ha spiegato il primo ministro.
“La seconda opzione è lasciare semplicemente che il virus faccia il suo corso. Se lo facessimo, il nostro sistema sanitario sarebbe completamente sommerso quando le infezioni raggiungeranno il picco, quindi non ci sarebbe abbastanza capacità per aiutare le persone anziane e vulnerabili e gli altri pazienti ad alto rischio. E questo, ovviamente, è uno scenario che dobbiamo evitare a tutti i costi. La terza opzione è continuare a lavorare senza fine per contenere il virus. Questo significherebbe chiudere completamente il Paese. Un approccio così rigoroso potrebbe sembrare un’opzione interessante, ma gli esperti dicono questa non sarebbe una questione di giorni o settimane. In questo scenario, essenzialmente dovremmo chiudere il Paese per un anno o anche di più, con tutte le conseguenze che implicherebbe. E anche se fosse possibile nella pratica fare stare le persone a casa a meno che non abbiano il permesso di uscire per un periodo così lungo, il virus potrebbe rialzare la testa quando le misure saranno rimosse”, ha continuano Rutte.
“I Paesi Bassi sono un Paese aperto. Finché non sarà disponibile un vaccino, il coronavirus continuerà a girare per il mondo e non risparmierà i Paesi Bassi. Tutti i consigli che abbiamo ricevuto e tutte le misure che abbiamo annunciato finora sono mirati al primo approccio: controllare il più possibile la diffusione. Dalle linee guida relativamente semplici, come non stringersi le mani, lavarsi le mani più spesso e tenere la distanza di un metro e mezzo, fino alle misure più radicali, come il divieto dei grandi eventi e la chiusura di bar, club e ristoranti”, ha aggiunto il Primo Ministro.
Secondo van Dissel, il lockdown totale, come quello adottato da Italia, Francia, Spagna e Cina, non è la migliore opzione. “Finché si mette pressione alla diffusione, la malattia circola poco, ma appena ci si ferma, la malattia può riprendersi. Lo svantaggio di un lockdown totale è che si rimarrà sempre sensibili alla reintroduzione del virus”, ha spiegato.
Alcuni esperti, però, hanno attaccato l’approccio dei Paesi Bassi, dicendo che dovrebbero ricorrere ad un lockdown totale e assicurarsi che la gente stia a casa. L’immunologo americano William Hanage, parlando dell’approccio britannico dell’immunità di gregge, ha scritto su The Guardian: “Questo non è un vaccino. Questa è una vera pandemia che farà ammalare un numero altissimo di persone e alcune di loro moriranno. Anche se il tasso di mortalità probabilmente è abbastanza basso, una piccola parte di un numero molto grande è ancora un numero grande”.