“Sappiamo come guarire dal Coronavirus“: lo annuncia in esclusiva a Les Echos il virologo francese Didier Raoult, direttore dell’Istituto Mediterraneo per le infezioni di Marsiglia, nel sud della Francia. Raoult ha pubblicato i risultati del suo test clinico sul trattamento del Coronavirus con la clorochina. Tre quarti dei pazienti infettati non sono risultati piu’ portatori del virus dopo 6 giorni di cura con il Plaquenil, uno dei nomi commerciali della clorochina, utilizzata in genere contro la malaria: “associata all’assunzione di antibiotici mirati contro la polmonite batterica (l’azitromicina) – ha detto l’infettivologo, i cui lavori sono fra i più pubblicati al mondo – ha totalmente guarito i pazienti entro una settimana, mentre il 90% dei malati che non hanno assunto i farmaci sono sempre positivi”.
Da anti-malarico ad anti-Covid. Dopo un primo studio cinese, la vecchia clorochina, farmaco contro la malaria ormai ’60enne’, è stato testato in Francia su pazienti con coronavirus, con risultati che fanno parlare l’autore della sperimentazione – l’infettivologo Didier Raoult dell’istituto Méditerranée Infection di Marsiglia – di “rivoluzione”. Il farmaco infatti, è stato somministrato a 24 pazienti e, dopo soli sei giorni, ben tre quarti dei 24 pazienti non erano più positivi al virus. E ancora: in combinazione con l’antibiotico azitromicina, specifico contro la polmonite batterica, il trattamento ha totalmente guarito i pazienti dopo una settimana, mentre il 90% dei malati che non avevano assunto farmaci era ancora positivo.
La comunità scientifica francese però smorza i toni, criticando soprattutto l’esiguo numero di pazienti testati e la mancanza di protocolli scientifici rigorosi. La clorochina avrebbe due effetti per accelerare l’eliminazione del virus, spiega Raoult in esclusiva a Les Echos: modificherebbe prima l’ambiente acido del vacuolo della cellula, un piccolo sacchetto di liquidi protetto dalla membrana che serve da tana per i virus. Aumentando il suo pH, l’equilibrato ecosistema di questo ‘rifugio’ del virus viene ad essere ‘scombussolato’ e viene così impedita l’azione degli enzimi coinvolti nel meccanismo cellulare utilizzato dal virus per replicarsi.
Nel 2016, un team di ricercatori dell’Istituto Pasteur aveva già scoperto che l’inibizione di una classe di enzimi, cosiddetti calpein, contribuiva a limitare l’infezione del tessuto polmonare da parte di un virus influenzale stagionale (H3N2) o pandemico (H5N1). Mustapha Si-Tahar, co-autore dello studio, aveva infatti dimostrato che questi enzimi venivano attivati dal virus che “aumenta il calcio intracellulare e la risposta infiammatoria. Inibire questi enzimi quindi – secondo il ricercatore – riduce la capacità del virus di replicarsi nelle cellule epiteliali respiratorie (le cellule che rivestono i nostri polmoni)” affermava sull’American Journal of Physiology a gennaio 2016. La clorochina non solo bloccherebbe questo meccanismo ‘infernale ‘ – si legge ancora su Les Echos – ma promuoverebbe anche l’apoptosi, la cosiddetta morte cellulare programmata, un meccanismo genetico che protegge il corpo dalle infezioni ordinando alle cellule infette di autodistruggersi.
L’obiettivo di Raoult, fanno sapere dall’Istituto marsigliese, era di confermare in vivo gli studi condotti sull’animale e i “risultati incoraggianti sull’uomo” pubblicati da tre team cinesi a fine febbraio. Dai loro studi era emerso infatti che la clorochina aveva eliminato il virus, abbreviato la durata della malattia e impedito l’aggravarsi della polmonite nei pazienti più gravi.
I detrattori dello studio sostengono però che questo approccio non abbia il rigore, i protocolli e il numero di pazienti richiesti dai comitati di scientifici, chiamati a valutare l’efficacia di una molecola terapeutica rispetto a un gruppo di controllo placebo. “In assenza di dati clinici importanti e pubblici, non si possono dedurre prove di efficacia e tanto meno elaborare raccomandazioni”, riassume Francois Maignen, specialista di Salute pubblica e membro del collettivo ‘FakeMed’, che combatte le bufale in medicina. “C’è un’emergenza sanitaria e sappiamo come curare la malattia con un farmaco che conosciamo perfettamente. Bisogna solo decidere qual è la priorità”, replica invece Didier Raoult, annunciando che lavorerà con l’esperto di fama mondiale Guido Kroemer, professore di immunologia all’Università Descartes di Parigi, per approfondire il lavoro sui meccanismi coinvolti.